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“Ti sto inviando 1π! Pi è una valuta digitale sviluppata da dottori di ricerca dell’università di Stanford” – Di cosa parliamo, cosa fare, perché attendere

Ci segnalano una condivisione WhatsApp il cui testo inizia con “Ti sto inviando 1π! Pi è una valuta digitale sviluppata da dottori di ricerca dell’università di Stanford

Per precisione

Ti sto inviando 1π! Pi è una valuta digitale sviluppata da dottori di ricerca dell’università di Stanford, con oltre 10 milioni di membri in tutto il mondo. Per reclamare il tuo Pi, segui questo link [REDACTED] e usa il mio username (jogreg) come tuo codice invito.

Il problema è che leggendo “dottori di ricerca dell’università” l’utente è invogliato a non ricercare razionalmente il da farsi.

Quindi si finisce a scaricare e basta. Senza tenere conto di una serie di fattori.

“Pi è una valuta digitale sviluppata da dottori di ricerca dell’università di Stanford”… operatività al momento?

Una breve ricerca ci porta a Cryptonomics, che con una analisi nel dettaglio ci rivela che l’app al momento non ha una blockchain che crea transazioni.

È come avere in mano un portafoglio che potrebbe produrre una moneta che non puoi spendere in nessun mercato. E nessuno ti ha detto quando potrai farlo, o quantomeno ti ha dato una tempistica (sai che potrà accadere, non sai quando).

Anche i commentatori esteri tendono ad essere molto scettici sull’operazione: al momento, tutto quello che l’app offre è la promessa di ottenere della criptovaluta giornalmente, e ottenerla su invito di altri utenti.

Niente transazioni e niente blockchain al momento, che dovrebbero arrivare in una fase successiva. Quindi, al momento hai solo l’app, degli inviti da girare e contatti a cui girarlo che saranno abbastanza diffidenti da te per contattare noi.

L’app stessa si poggia si una serie di tracker, da Facebook Ads a Google Analitics, ma quello che sembra mancare è proprio la capacità di “minare”, ovvero produrre e inserire in un circuito di transazioni autentica criptovaluta.

Abbiamo inoltre reperito fonti che si sono lamentate dell’invasività dei permessi richiesti, con qualche forte lamentela e mugugno assisistito da motivazioni decisamente dure.

Nel dubbio, tutto quello che possiamo consigliare è una posizione di cauta attesa, valutando attentamente e senza partire con le condivisioni quanto concedere ora per un guadagno al momento meramente probabile.

Condividere qualcosa mediante WhatsApp solo perché vi viene richiesto non è mai la soluzione migliore: se sono rose, fioriranno. Se non lo sono, tutto passerà: ma non è dato saperlo ora.

 

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