Lascia molto perplessi un recente intervento di Claudio Borghi della Lega su Twitter, considerando che l’esponente della Lega pare avere le idee poco chiare sull’origine del suo stipendio. Dopo la discussione a distanza con Burioni, da noi trattata la scorsa settimana, bisogna prendere atto di alcune dichiarazioni sui social che stanno sollevando molte discussioni. A suo dire, come emerge dall’apposito post, a pagarlo sarebbero soltanto coloro che hanno deciso di votarlo in occasione dell’ultima tornata elettorale. Non è così.
Come si può facilmente immaginare, il post linkato in precedenze ha fatto arrabbiare tanti italiani. Nel tentativo di rafforzare la propria tesi, Borghi ha allegato una sorta di schemino (con altro tweet), in modo da dimostrare che il suo stipendio per questioni legate al sistema proporzionale giunga in realtà solo da coloro che gli anno dato fiducia. A seguire trovate proprio l’illustrazione resa pubblica dal leghista.
Il problema è che il grafico contenga una serie di errori, come giustamente riportato da alcuni utenti che hanno replicato all’uscita di Claudio Borghi. La teoria di quest’ultimo, infatti, sarebbe corretta nel caso in cui fossero rispettate determinate condizioni. Ad esempio, qualora la base imponibile ed i votanti coincidessero, oppure se tutti gli aventi diritto votassero. Infine, se il sistema fosse davvero proporzionale. Qualcuno, come detto ha sollevato obiezioni in merito, salvo poi essere etichettato dal diretto interessato come “precisino”.
Ancora, come viene giustamente scritto su Twitter, “esistono persone fisiche che pagano tasse senza poter votare (un cittadino straniero che percepisce redditi in Italia e paga qui le tasse). Inoltre, le persone giuridiche (società) pagano fior di tasse, ma non votano”. Approfondendo il secondo punto citato in precedenza, Claudio Borghi non considera l’astensione, senza dimenticare tutti coloro che votano e annullano la scheda. Non tralasciamo che il sistema sia in parte proporzionale, in parte uninominale.
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