Non del tutto falso, non del tutto vero: o meglio, il mito per cui lavoriamo meglio sotto pressione nasce dal fatto che, effettivamente, il nostro cervello è costruito per reagire alla pressione ma cercando di usare tale “funzionalità” come un moderno “life hack” di quelli che vanno tanto di moda scopriremmo che i benefici sono inferiori ai rischi.
Sarà proprio vero che lavoriamo meglio sotto pressione?
I procrastinatori seriali, i cacciatori di pressione sono avvisati: c’è chi lavora meglio arrivato al limite di una scadenza ma ridursi coscientemente all’ultimo minuto comporta il rischio di fare un lavoro davvero pessimo.
Lorna Evans, psicoterapeuta inglese ha avuto modo di descrivere gli effetti del “bucare una scadenza”.
La mente umana percepisce il rischio come una minaccia: il rischio di perdere un appello (magari a ridosso della Tesi di laurea), di perdere un’occasione lavorativa o mettere a rischio il proprio stesso posto di lavoro viene percepita come una minaccia tanto concreta quanto una minaccia fisica.
L’Uomo è pur sempre un evolutissimo animale: rischiare di saltare l’ultimo appello utile e dover rimandare una tesi già scritta o rischiare di perdere il posto è nel nostro cervello un allarme tanto concreto quanto essere inseguiti da un predatore pronto ad azzannarci e strapparci le budella dal corpo.
Il cervello libererà adrenalina e cortisolo, in una sorta di “doping naturale” che ci renda allerta e ricchi di energie.
Alcuni riusciranno quindi, a ridosso di una scadenza, a “dare il meglio” e sentirsi motivati, esattamente come in natura alcuni animali riescono a sfuggire ad un predatore.
Ma come molti documentari sulla natura vi avranno insegnato, per un cervo che riesce agilmente a sfuggire ad un predatore, ce ne sono altri dieci inchiodati sull’asfalto di un’autostrada con gli occhi sbarrati, mezzi accecati dai fari di un’automobile e dal terrore che finiranno travolti sull’asfalto e schiacciati dalla berlina di una famigliola in vacanza.
Non siamo tutti fatti con lo stampino, e l’ansia di una scadenza imminente potrebbe superare l’effetto di cortisolo e adrenalina mandando in una spirale di negatività.
Laddove il cervo guarda l’automobile che lo investe con gli occhi sbarrati, potremmo trovarci a guardare l’orologio ingurgitando caffè su caffè temendo di bucare la scadenza, di fallire senza più tempo per rimediare e, riducendoci all’ultimo minuto, lavorare in modo affrettato e senza controlli.
Una visione positiva o negativa diventa la differenza.
Ascoltando il nostro corpo e la nostra mente. Prendendo pause quando necessario, assegnandoci delle scadenze per rispettarle, darci ordine e struttura, riposare abbastanza e lavorare con costanza.
Una mente riposata fornirà buone idee, un lavoro costante le raffinerà, un po’ di tempo per se stessi combatterà l’ansia.
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