Marina Ovsyannikova: questo il nome di una delle eroine di questa guerra che i media russi non consentono neppure si chiami tale.
E Marina Ovsyannikova non è neppure l’ultima arrivata: è una giornalista anche lei, per l’emittente Russa Primo Canale. Padre Ucraino, madre Russa, ha fatto quello che la sua coscienza la obbligava a fare.
Ha innanzitutto preparato un videomessaggio di un minuto e quindici secondi, da pubblicare nel caso tutto si fosse messo al peggio, unico esito possibile per la vicenda.
Messaggio nel quale spiega le sue ragioni
“Quello che sta succedendo ora in Ucraina è un crimine e la Russia è il paese aggressore. La responsabilità di questa aggressione ricade sulla coscienza di un uomo, e quell’uomo è Vladimir Putin. Mio padre è ucraino, mia madre è russa. Non sono mai stati nemici. Questa collana al collo è un simbolo che la Russia deve fermare immediatamente questa guerra fratricida e le nostre nazioni fraterne possono ancora fare la pace”.
“Sfortunatamente, negli ultimi anni ho lavorato per Channel 1, facendo propaganda per il Cremlino. Ora me ne vergogno molto. Mi vergogno di aver lasciato che le bugie si riversassero fuori dalla televisione. Mi vergogno di aver lasciato che il popolo russo fosse zombificato. Siamo rimasti in silenzio nel 2014, quando tutto ebbe inizio. Non siamo andati alle proteste quando il Cremlino ha avvelenato Navalny. Abbiamo semplicemente osservato in silenzio questo regime antiumano. Ora il mondo intero ci ha voltato le spalle e altre dieci generazioni dei nostri discendenti non potranno lavarsi via dalla vergogna di questa guerra fratricida”.
Preparato questo testamento ideologico, ha interrotto una diretta dell’emittente esibendo un cartello contro l’invasione con scritto “Fermate la guerra. Non credete alla propaganda”.
Ovviamente, secondo quanto riportato da NextaTV, la giornalista è stata già arrestata.
Si parla ovviamente di tutti i capi di accusa introdotti dalla recente svolta censorea del Cremlino, più un’accusa per “Incitamento alla ribellione”.
Perdipiù, in un triste tentativo di mettere sotto il tappeto il suo gesto, l’emittente ha cercato di censurare con dei pixel la giornalista e il suo cartello.
Fallendo, dato che il resto del mondo conosce la portata del suo gesto, che orgogliosamente riportiamo.
Ostentando come dovrebbe apparire la corretta screenshot. Così.
Perchè, come ci ricordano le azioni di Anonymous, non si può continuare a censurare per sempre, ed anche i più accaniti “fanboy” della censura dovranno alla fine vedere quello che nascondono.
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