Un articolo di Repubblica parla di motori di ricerca privacy-friendly, perché la mission di Qwant è proprio quella di offrire all’utente un motore di ricerca che tuteli i dati personali.
Non è un caso, del resto, se alla presentazione del 9 ottobre a Milano era presente il noto blogger Salvatore Aranzulla (il cui rinomato blog potete seguire qui), che del potenziamento dell’indicizzazione sui motori di ricerca ha fatto uno dei suoi punti di forza:
Come indicato su Wikipedia, Qwant prende il nome dall’unione tra la lettera Q indicativa di quantità e dal sostantivo “Want” – contrazione di “wanted”, per indicare appunto una ricerca di quantità attraverso la quantità di dati consultabili attraverso il motore di ricerca.
Qwant è stato fondato nel 2011 dall’esperto di finanza Jean-Manuel Rozan e da Eric Leandri, specialista nella sicurezza dei computer. Con sede operativa a Parigi, Qwant ha visto la luce il 16 febbraio del 2013. Nell’Ottobre 2017 è dunque approdato in Italia. Ciò che distingue Qwant dal colosso di Google, per esempio, è la ricerca imparziale della quale un articolo de Il Foglio dà una definizione:
Il motore di ricerca, oltre alle particolari funzioni dedicate alla privacy, si definisce etico ed efficiente, oltre che in grado di garantire risultati di ricerca imparziali. La sfida è quindi doppia: offrire un algoritmo di ricerca diverso da quello (ormai) standard di Google e farlo dall’Europa e con know how e tecnologia europei.
Ancora meglio, la policy di Qwant viene spiegata nelle informazioni sulla riservatezza del sito ufficiale:
Qwant garantisce la tutela della tua privacy: questa è la pietra miliare della nostra filosofia. Non utilizziamo alcun cookie o altro dispositivo di tracciamento che ci consentirebbe di individuare i siti che visiti o di definire il tuo profilo. Ovviamente, sei tutelato/a dai diritti contemplati dal decreto legislativo n° 196 del 2003 (il “Codice Privacy”), ma in aggiunta, noi ci asteniamo, a differenza di altri, dal raccogliere un gran numero di dati personali, inutili ai fini dei servizi di cui hai bisogno. Non tentiamo di sapere chi sei o cosa fai quando utilizzi il nostro motore di ricerca. Nei casi in cui ci vediamo obbligati a raccogliere dati, ci asteniamo dal comunicarli o rivenderli a fini commerciali o di altra natura, ma li utilizziamo solo per fornirti i nostri servizi.
La ricerca viene dunque resa anonima, perché con la navigazione sul sito il nostro indirizzo IP verrà dissociato e dunque non monitorato. L’interfaccia è suddivisa in tre colonne. Da sinistra, la prima riporta i risultati web, la seconda (centrale) riporta le news, la terza riguarda i risultati delle piattaforme social:
Sulla homepage, inoltre, ci ricordano che Qwant è il primo motore di ricerca europeo (i server sono, appunto, in Europa) e che, soprattutto, non conserva la cronologia. La loro sfida, dunque, è quella di tutelare al 100% la privacy dell’utente, fattore per il quale Google – scrive Repubblica – ha dovuto spesso fare i conti con le autorità mondiali.
Come riportano su Tom’s Hardware, ancora, Qwant è già disponibile per i dispositivi Android e iOS. Per i più piccoli, infine, il motore di ricerca esiste anche nella versione più filtrata Qwant Junior.
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