Quell’articolo “sull’Ecstasy che contiene THC”: il caso “Heineken”

La storia dell'”Ecstasy che contiene THC” contiene tutti gli elementi di una puntata di Breaking Bad. Una droga comune venduta con un nome stravagante da un pusher di belle speranze, l’ascesa del 25enne e la fine del suo piccolo feudo (impero sarebbe decisamente troppo).

Quello che però va aggiunto è una prova di giornalismo con errore incorporato. In un articolo del Resto del Carlino di Pesaro, archiviato qui, sembriamo scoprire infatti che l’Ecstasy è stato degradato a cannabinoide, ovvero conterebbe il THC come elemento attivo.

Errore non da poco per mille ragioni.

L’Ecstasy è infatti il “nome commerciale” della metilendiossimetamfetamina, ovvero MDMA. Sostanza dall’elevata neurotossicità a metà tra lo stimolante e l’allucinogeno. Il suo scopo è creare, detto banalmente e semplificando, un’incremento della serotonina, sostanza responsabile delle sensazioni di benessere e confidenza. Si tratta di una sostanza “entactogena”: lo scopo è abbattere i freni inibitori spingendo accresciuti contatti interpersonali.

Il THC è l’acronimo del tetraidrocannabinolo, elemento contenuto nella cannabis sativa, la pianta dalle cui infiorescenze e foglie si ricavano hashish e marijuana.

Sostanza con effetti variabili e volatili, perlopiù sonnolenza, senso di moderata euforia e alterazioni nella percezione spaziotemporale (che la rendono pericolosa prima di guidare o usare mezzi pesanti), con bassa tossicità diretta (la Comunità di San Patrignano registra danni secondari, ovvero incidenti causati dall’uso di veicoli o mezzi pesanti o attività necessitanti particolare attenzione dopo l’uso di cannabis) e studi sugli effetti della persistenza nell’organismo e degli effetti dell’uso prolungato.

Tecnicamente quindi parliamo di due categorie diverse di sostanze, cui dipende anche la loro classificazione.

Un errore quindi non banale