Servono necessariamente precisazioni a proposito della frase pronunciata da Roberto Burioni sul vaccino AstraZeneca non efficace per prevenire l’infezione Covid, almeno stando a quanto raccolto su Twitter. In passato, questioni simili avevano già richiesto chiarimenti, per evitare che si creasse ulteriore disinformazione sull’argomento, come osservato con un altro nostro articolo, ma questa domenica bisogna assolutamente contestualizzare il tutto. In attesa, magari, di una sua replica ufficiale.
Purtroppo, soprattutto sui social, tutti gli addetti ai lavori devono dare il giusto peso alle parole. Il discorso relativo al vaccino AstraZeneca e al fatto che venga ritenuto “non efficace”, ruota attorno al concetto di infezione. Da un lato il post su Twitter è vero e, come riporta il link originale, consente di associare al virologo esattamente queste parole: “Purtroppo il vaccino AZ sembra non essere efficace nell’ostacolare l’infezione“. Dall’altro, è fondamentale contestualizzare il tutto, per evitare che si alimentino ulteriori perplessità.
Lo scopo principale del vaccino AstraZeneca non è quello di renderci immuni dal contagio e dall’infezione, ma per sua stessa natura finisce con il prevenire lo sviluppo di sintomatologia. Attraverso la sua somministrazione, a prescindere dalle questioni dell’ultimo mese sulle trombosi, si riduce drasticamente l’ospedalizzazione, oltre ovviamente al tasso di mortalità. Così facendo, viene assicurato un contributo fondamentale nella lotta più importante per le varie forze di governo. Con un chiaro riferimento alla pressione ospedaliera che abbiamo osservato negli ultimi 14 mesi.
Ovviamente, ridurre l’ospedalizzazione e il tempo di incidenza della malattia ha anche una sua incidenza sul contagio, sia pur non più diretta ma in un certo senso “indiretta”.
Non è un caso che il sito Humanitas ci fornisce qualche numero più chiaro, in risposta a chi ritiene il vaccino AstraZeneca non efficace dopo la frase di Burioni su Twitter. Si parla, ad esempio, dell’efficacia pari al 59,5% nel prevenire la malattia sintomatica, oltre al fatto che non siano stati registrati casi di ospedalizzazione a distanza di 22 giorni dalla somministrazione di una dose nei partecipanti (0% su 8.032).
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