I nostri lettori ci segnalano un articolo pubblicato da Affari Italiani oggi, 15 giugno, che riporta la testimonianza di una donna che avrebbe perso l’uso di un occhio dopo aver ricevuto la dose di AstraZeneca. Si tratta di un architetto milanese, 59 anni. 12 giorni dopo aver ricevuto la prima dose si sarebbe svegliata con la vista annebbiata, e dopo i primi controlli le è stata riscontrata una trombosi cerebrale in corso.
Affari Italiani (così come Libero), scrive che la donna è stata ascoltata dal Giornale, che riporta la notizia in questo articolo pubblicato questa mattina.
La donna racconta di aver ricevuto la sua dose il 15 maggio. Ai medici aveva spiegato che stava seguendo una terapia ormonale, ma era stata rassicurata sia sull’efficacia che sull’assenza di rischi per il suo quadro clinico. La sera stessa e per i 3 giorni successivi alla dose, la donna aveva avuto febbre a 39 per poi ritornare in salute con la Tachipirina. Tornata in salute, tornata anche al lavoro.
Il 29 maggio, dunque 12 giorni dopo il vaccino, era iniziato il dramma:
Mi sono alzata e avevo la vista annebbiata, ho pensato a una cosa passeggera. Due anni prima avevo già avuto dei disturbi con gli occhi ma quando l’annebbiamento invece di migliorare peggiora sono corsa dall’oculista che mi spiega che ho perso sei decimi.
L’oculista le aveva dunque consigliato degli esami. I risultati, arrivati dopo 4 giorni di attesa, non indicavano la causa dell’abbassamento della vista. Fino a quel momento non si era ancora sottoposta a una visita neurologica, per questo il suo oculista le aveva prescritto altri esami.
Lei va da un altro specialista che le consiglia di fissare una visita neuro oftalmica. Sono ore di grandissimo stress, ed è finalmente il suo medico di fiducia che, sentendola al telefono, le dice di andare in pronto soccorso, perché è una corsa contro il tempo e lei di tempo ne ha già perso tanto.
Al pronto soccorso era stata sottoposta a una TAC dalla quale era emersa una trombosi cerebrale in corso, per questo era stato disposto il ricovero. Il Giornale conclude scrivendo che oggi, 15 giugno, la signora è stata dimessa ma continua a non vedere da un occhio, per questo dovrà continuare la terapia da casa (non viene specificato se si tratta di quella ormonale o se si tratta di una cura attinente alla perdita della vista) e sottoporsi ad altri esami del sangue.
La donna dice:
“L’ospedale nega relazioni dirette con il vaccino, eppure l’esame che ho fatto ha escluso una familiarità genetica con le trombosi”.
Il nome dell’ospedale non viene specificato, sappiamo soltanto che la donna è un architetto milanese di 59 anni, che ha perso la vista e che la donna dovrà sottoporsi ad altri esami dai quali potrebbero arrivare più risposte. Nel frattempo, tuttavia, l’ospedale nega una relazione tra la trombosi cerebrale che l’ha colpita e il vaccino. Articolo in aggiornamento.
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