Ci segnalano un video nel quale un padre palestinese spedisce il figlio, un bambino piccolo, con tanto di bandiera davanti ad un posto di blocco urlando ai militi di sparargli addosso.
Padre palestinese manda bambino a farsi sparare (ma nel 2016)
Per quanto la scena possa essere astrattamente connessa ai gravissimi fatti avvenuti ultimamente in Israele per mano di Hamas, il video non è direttamente connesso a tali eventi.
E non è neppure recente.
Non ci sono neppure elementi nel video che colleghino il padre ad Hamas. Il bambino è identificato come tale M. Suror, età tre anni e il padre come tale Ayub Suror, età 45 anni.
Dal video manca un elemento: il finale in cui i soldati battono il cinque al bambino e lo rimandano dal padre.
Manca anche la “giustificazione” del padre, che ha dichiarato che il suo era solo uno sfogo “dettato da una sensazione di impotenza e sotto la protezione delle telecamere” e dicendo ai soldati di sparare al figlio voleva in realtà accusarli di sparare ai figli di molti genitori e non stava effettivamente chiedendo quello che stava chiedendo a parole se non in senso fortemente metaforico.
Era una metafora insomma, “era stato frainteso”.
Ed ecco perché le parole sono importanti.
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