Ci segnalano i nostri contatti una condivisione ottenuta tagliando e cucendo due diversi articoli di giornale per illudere i rissosi da tastiera di avere in mano i nomi e i volti dei tre minorenni stranieri che a Lignano avrebbero stuprato una ragazzina di 15 anni in spiaggia.
Condivisione che naturalmente danneggia profondamente la reputazione del quotidiano, il Secolo di Italia, dal quale è prelevato il titolo per creare l’inganno.
Infatti la deontologia giornalistica vieta esplicitamente di diffondere i nomi e i volti di minorenni coinvolti in fattispecie delittuose.
Chi ha assemblato questa condivisione ha palesemente accusato di un reato il Secolo di Italia, testata ligia alle leggi dello Stato e assolutamente non responsabile del dolo dei “furbetti del copia e incolla”
Su perbenisti, inginocchiatevi anche qui. Non uno, non due ma ben 3 pezzi di ?. Una ragazzina di soli 15 anni si porterà dentro per tutta la vita questo schifo, avrà timore a fidarsi ancora di qualcuno, tante donne muoiono dentro l’equivalente di morire veramente. Venghino prego venghino… Vediamo tra quanto escono. Cheapo governo!!!!!!
Recita il montaggio che, a parte qualche virgola mancante e la creativa sostituzione di chapeau in cheapo è, come anticipato, ottenuto montando due articoli diversi.
Cosa che si dimostra semplicemente usando Google Images.
Il titolo è tratto dal Secolo di Italia che si limita, come da corretta deontologia giornalistica, ad affermare che:
Sono stati identificati i tre minorenni stranieri che a Lignano avrebbero stuprato una ragazzina di 15 anni in spiaggia. I sospetti sono tre stranieri, due albanesi e un egiziano. La notte di Ferragosto in spiaggia a Lignano Sabbiadoro, in Friuli, hanno abusato della ragazzina. I tre sospetti, tutti minorenni, e già fermati dalla Polizia, si trovavano tutti in una comunità per ragazzi difficili in vacanza in una casa-colonia.
Le foto sono estirpate invece da un articolo del 2015 che, trattando di persone maggiorenni, ne consentiva la pubblicazione, preso dalla testata Frosinone Today.
Per le predette ragioni non è possibile che alcuna testata giornalistica vi fornisca i dati di un minorenne: e taceremo sull’uso del seminatore di odio da tastiera di cercare foto segnaletiche di adulti lontani nel tempo e nello spazio per trovare un colpevole da dare in pasto alla folla.
A parte infatti l’evidente malafede del condivisore che, guardando foto di personaggi evidentemente adulti, si autoconvince di aver ottenuto il suo feticcio di odio, ricordiamo che scavare negli archivi giudiziari per attribuire a persone a caso crimini non loro resta un grave reato anche se le foto sono di pregiudicati.
Perché la giustizia funziona così: sei responsabile dei crimini che hai commesso, non dei crimini che ti si attribuisce per un pugno di likes.
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