Editoriale

Michela Murgia “sfregia Battiato”, l’esercizio Dialettico del Dibattito e l’Analfabetismo Funzionale ai tempi del “Blastatore per forza”

La querelle del giorno è servita sulla stampa e sulla Blogosfera sovranista per forza. Orde di Napalm51 e Goccediluna07, avatar virtuale dell’adulto berciante e rissoso e dell’adolescente non meno inadatto al viver civile, ma ammantato di una gioventù pochitto pazzerella che gli consente impunità si sono lanciati alla crocefissione di Michela Murgia, colpevole di aver “sfregiato Battiato”.

Un peccato che non sarà mai perdonato, un assalto all’Italianità tutta pari ad aver percosso brutalmente una famosa eccellenza italiana con un mandolino avvolto in una pizza sotto il vigile occhio della madre vestita di Armani con al collo un piccolo Pulcinella pronto per il Carnevale.

Ma la discussione, quella seria, non la partigianeria tra rissosi “asfaltatori”, termine che ci risulta particolarmente odioso, richiede una premessa.

Il Dibattito nel Sistema Scolastico estero e l’Eristica del Blastator Nostrano

Nel sistema scolastico Anglosassone esiste un esercizio chiamato: Debate.

Ovvero il Dibattito. Non se ne abbiano a male i cattivisti da tastiera, somaristi pattriotti se non abbiamo usato l’italico termine. Per quanto il Dibattito abbia nobili tradizioni nella Retorica più pura, il sostrato culturale italiano ha completamente distrutto tale tradizione.

Il Dibattito scolastico è un esercizio semplice nella sua purezza. Si prende un fatto.

Dal fatto si estrapolano due posizioni: una favorevole ed una contraria. Una popolare ed una impopolare. Una indubitabilmente “morale” ed una “immorale”. Due posizioni radicalmente opposte.

Lo “svantaggio” ed il “vantaggio”, come sui lati di una scacchiera o le metà di un campo di gioco le decidono un lancio di moneta o un tiro di dadi.

Oggi ad uno studente capita la discussione “popolare”, domani gli capita quella “impopolare”.

Gli altri studenti si riuniscono, due studenti parlano e si affrontano. Ripetiamo, è assolutamente casuale chi ha avuto l’opinione popolare e chi no. A prescindere dalle sue idee personali (segnatelo, è importante) i due studenti devono sfidarsi dialetticamente davanti ai loro compagni di classe difendendo l’idea fornita dal professore come se fosse la loro.

Alla fine, il professore passa a raccogliere i pareri dei compagni, inserisce nel suo metro di giudizio le differenze oggettive e traduce la performance in un voto.

Se questo accadesse nella società dove il Blastatore è un oggetto di culto e non un reietto pluribannato da ogni social per la sua asociale maleducazione, dove c’è chi crede davvero che si possa salvare il mondo dalla Mafia telefonando al numero di telefono apparso in una fiction per ordinare a Rosy Abate, Regina della Mafia, di smetterla con tutto quel crimine sotto minaccia di stupro, probabilmente il povero studente “sfortunato”, quello che ha avuto in sorte l’opinione impopolare, sarebbe nell’ordine

  • Blastato
  • Linciato
  • Brutalmente percosso dai compagni di classe
  • Blastato sulla chat delle Mamme
  • Bocciato
  • Linciato nel cortile di casa
  • Sottoposto al rogo del motorino
  • Blastato al campetto parrocchiale
  • Brutalmente percosso dal curato con l’Aspersorio
  • Oggetto di articoli della cronaca locale che, descrittolo come la Seconda Venuta di Satana o della Meretrice di Babilonia a seconda del sesso, invocano i Blastatori per sottoporlo a pene pubbliche ed umilianti

In quanto la Retorica in Italia si è evoluta dall’Eristica pura e semplice, il piacere di distruggere e asfaltare.

Michela Murgia, Buon Vicinato e il Dibattito

Entra in scena a questo punto Michela Murgia, col suo format Buon Vicinato.

Il cui sottotitolo è, per i Napalm51 e le Goccediluna07 all’ascolto è

litigate tra amiche che non possono più discutere dal vivo

Enfasi su “litigate”.

Il senso è proprio quello del Debate: due persone, tra cui la Murgia, prendono una posizione. Una popolare, una impopolare. Solamente l’Italiano Medio convinto che si possa salvare il mondo dalla Mafia minacciando di stupro Rosy Abate (che ricordiamo a. essere un personaggio immaginario e b. in quanto “Regina della Mafia”, ove essa esistesse, in grado di far sparire in diversi piloni di cemento armato chiunque attentasse alla sua incolumità e tutta la sua famiglia…) potrebbe, davanti a titoli come

  • Harry Potter è fascio?
  • La Gioconda è una Gatta Morta
  • Quegli stron*i degli Elfi

Dedurre che si stia parlando di una presa di posizione personale che non sia un gioco letterario per “forzare” quei venti minuti di discussione alla fine dei quali si passa a raccogliere il dibattito.

In un episodio in particolare Michela Murgia ha ottenuto la parte più difficile, pescando la carta Sfregia Battiato.

E così ha fatto: se nel Debate di una scuola anglosassone uno pesca la carta “difendi l’ambiente” e l’altro “difendi l’industria”, il secondo, fosse anche il Generale a Due Stellette delle Giovani Marmotte in Erba, dovrà per forza di cose dichiarare, ad esempio, che gli ambientalisti sono il Male assoluto che impediscono il progresso della Nazione costringendo interi popoli a rinunciare ai beni della civiltà, con l’ipocrisia di chi twitta dallo Smartphone ottenuto scavando le miniere di Coltan che bisogna difendere l’ambiente.

Senza per questo essere preso a sputi e insulti dai Generali a Tre Stellette e dal Gran Mogol desiderosi di spogliarlo, cospargerlo di miele e inchiodarlo alla Grande Quercia nella Foresta perché la Natura punisca le sue carni.

Il seguito lo sapete: orde di Patriotti da Tastiera pronti a difendere ad ogni costo l’Italianità dalla cattiva insultatrice, e le sue pacate spiegazioni

In seguito ai messaggi di protesta, Murgia aveva subito provato a spiegare: «È che quando abbiamo lanciato la moneta mi è toccata la parte della cattiva, io che Battiato lo adoro! Ma ovviamente la mia fatica nel parlarle male non è nemmeno paragonabile a quella che sta facendo chi crede che sia tutto reale», in risposta a un fan adirato. Poi, la scrittrice ha postato una riflessione su Facebook, in cui ha immaginato un dialogo del futuro: « Raccontami ancora dell’epidemia del 2020, nonna! – Ma te l’ho raccontata tante volte… cosa vuoi sapere sapere ancora? – Cosa faceva la gente tutto il giorno, come si comportava! – E’ difficile da credere, amore mio, e la vita non era facilissima, però di tanto in tanto succedevano anche cose buffe. – Buffe? In che senso? – Nel senso di strane, sorprendenti, forse non molto sensate. – E quali? – Il 5 aprile, dopo quasi un mese di blocco totale, centinaia di persone hanno smesso d’improvviso di parlare del virus e del dopo virus per spiegare a me cosa non avevo capito di Battiato. – Chi è Battiato, nonna? – Dopo te lo faccio ascoltare. – E perché è buffo questo? – Te lo spiega zia Chiara».

Non ci meritiamo più la Dialettica

La Retorica, esercizio nobile della Magna Grecia di cui siamo discendenti è morta.

L’abbiamo seppellita presto nella storia, alla prima occasione possibile.

E non c’è posto neppure per il suo ricordo nella Rete.

La Rete non è per giocare con le parole, ma per ferire e distruggere con le parole.

Nella Rete ha vinto il Blastatore, la figura arrogante e meschina, bullo 2.0 che pur capace nelle parole preferisce farsi novello gladiatore e scendere nell’arena per “asfaltare”, “umiliare”, “distruggere” l’avversario di turno circondato da una invero patetica clacca di leoncini da tastiera che si riuniscono intorno al Fiero Leone per apprenderne l’arte.

È il risultato è questo: non siamo più in grado di riconoscere un dibattito quando lo vediamo, perché diamo autorità e pregio a cose che autorità e pregio non ne hanno.

Ci meritiamo i Blastatori.

Ci meritiamo la società peggiore che essi rappresentano, e ci meritiamo di erigerli come dei Moloch che incitano i loro fedeli a massacrarsi spargendo sangue virtuale in cerimonie pagane.

Avremmo bisogno di più esperimenti dialettici: ma ne avremmo bisogno, non significa che li meritiamo.

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