Analisi in corso

Livorno, professoressa in classe: “I ne**i ci rubano il lavoro”. Studenti inneggiano al Duce

Ci sono notizie che vorremmo non dover mai leggere, neppure come analisi in corso, ma accade. Tra queste, una turpe storia accaduta a Livorno.

Come riporta TPI infatti:

“I ne**i ci rubano il lavoro”. Sarebbero di questo tenore le frasi pronunciate da una professoressa di un liceo scientifico di Livorno (il Francesco Cecioni) di fronte ai suoi studenti, una classe del secondo anno.

L’accaduto è stato denunciato dalla madre di un’allieva sui social. La professoressa avrebbe dovuto tenere una lezione sulle migrazioni, ma la situazione, in classe, sarebbe presto degenerata.

La docente infatti avrebbe iniziato a mettere in fila una serie di pregiudizi sugli immigranti, tra cui il classico “ci rubano il lavoro”, per poi affermare anche che “delinquono più degli italiani”.

A quel punto, tre studentesse si sono alzate per protestare ma alcuni loro compagni avrebbero reagito facendo il saluto romano e inneggiando a Mussolini, senza che la professoressa intervenisse (quest’ultima anzi, secondo il racconto della donna sui social, si sarebbe messa a ridere).

Il resto lo dichiara il Fatto Quotidiano

E dopo le ricostruzioni, il preside Andrea Simoncini conferma a ilfattoquotidiano.it che la “la situazione è sfuggita di mano” alla professoressa. L’Ufficio scolastico provinciale, a cui sono stati trasmessi gli atti, invece, annuncia che “una sanzione disciplinare ci sarà” e che potrebbe essere addirittura convocato un ispettore ministeriale: adesso la professoressa rischia oltre dieci giorni di sospensione.

Riassumendo, al momento abbiamo una professoressa accusata di aver imbastito una lezione all’insegna del più becero stereotipo, quello che ogni giorno affrontiamo su queste pagine, in ogni singola notizia categorizzata come immigrazione, inesplicabilmente spalleggiata da improvvisati “pretoriani” pronti ad ergersi in difesa tra risa sguaiate, saluti romani ed invocazioni al Duce.

La risposta

Per onor di cronaca va però detto, ed il tag resta Analisi in corso per i prossimi dieci giorni, che per il comparto scuola valgono le stesse regole di ogni posto di lavoro. Il lavoratore al quale viene comminata una sanzione ha dieci giorni di tempo per controdeduzioni, e tra le sue difese può chiedere di essere ascoltato personalmente dal datore di lavoro per perorare la sua causa.

“E’ impensabile per una persona come me, con tanti anni di carriera alle spalle, sentirsi attribuire queste parole. Sono turbata e provata”

Ha dichiarato la stessa alla stampa lasciando evidentemente presagire che intende dichiararsi innocente da ogni addebito.

Il preside della scuola a sua volta dichiara

Il preside Simoncini a ilfatto.it fa sapere che la professoressa avrebbe detto “qualcosa di grave”: “La docente non si è resa conto del contesto – spiega – e sicuramente la situazione è stata malgestita, sfuggendole di mano”. Poi però difende l’insegnante: “Una cosa che posso dire a sua discolpa però è che certo non è razzista”.

Attribuendo l’azione non già al razzismo, ma alla cattiva gestione di una situazione intossicata. Arricchita, secondo il Fatto Quotidiano, dall’ennesima iterazione della chat dei ragazzi su WhatsApp dove la situazione già precaria non ha potuto che degenerare.

Attenderemo quindi anche noi i dieci giorni delle controdeduzioni: nel caso non fossero accolte, per la professoressa vi è il rischio della conferma della sanzione irrogata.

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