Ci segnalano i nostri articoli un articolo che parla di una “tassa vegana” che “costringerà a tornare alla carne”. In questo caso possiamo definirlo un clickbait prima che una fake news: un contenuto reale viene “stiracchiato” e munito di un titolo volutamente spaventoso e viralizzante.
Un muro di testo insomma, una serie di parole incatenate per esprimere parole chiave viralizzabili.
Il titolo parla infatti dell’introduzione della tassa vegana, ma il testo del dibattito sulla tassazione del c.d. “latte vegetale”, ovvero le alternative vegane al latte di mucca che effettivamente sono tassate al 22% e non alle aliquote del 4% sul latte pastorizzato e del 10% sul latte fresco e conservato.
L’acchiappaclick della tassa vegana: attenti alla corretta informazione
Ovviamente messo così il dibattito può essere affrontato: trasformato in un clickbait, perde oggettivamente di altro senso se non fomentare il click compulsivo e irriflessivo, come abbiamo visto altre volte.
Non si tratta del “concetto che conta”, ma l’unico concetto qui è far passare l’informazione dal dibattito e non dal click per rabbia.
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