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Insultata l’omonima di Silvia Romano, nonostante dica di essere un’altra persona: “Torna in Africa”

Non c’è pace per una ragazza italiana, il cui unico demerito è quello di chiamarsi Silvia Romano. Omonima della milanese rapita in Kenya nel 2018 e di recente liberata, con l’eterna discussione politica tra coloro che sono felici per il suo ritorno in Italia e chi, invece, al contrario sfoga su di lei la rabbia sovranista per la conversione all’Islam. Per non parlare del risentimento dovuto al presunto pagamento del riscatto, mai confermato da fonti ufficiali nel corso delle ultime settimane.

La storia dell’omonima di Silvia Romano, insultata ugualmente dopo i suoi chiarimenti

Come spesso avviene in questi casi, gli insulti volano soprattutto sui social. Si arriva a destinazione, magari sul profilo della persona che si vuole offendere, per poi pubblicare un commento da analfabeta funzionale. Si potrebbe riassumere così la storia dell’omonima di Silvia Romano, che di recente è stata costretta a pubblicare un post pubblico con il quale ha detto a tutti di non essere la ragazza rapita in Africa. In un Paese normale, il gesto avrebbe dovuto darle un po’ di pace.

Così non è, visto che tra i commenti c’è chi la invita a tornarsene in Africa e chi ritiene che avrebbe fatto meglio a fare volontariato in Italia. Questo, nonostante l’autrice del post non abbia nulla a che vedere con le esperienze pregresse della più famosa Silvia Romano. Insomma, la massima espressione dell’ignoranza da parte del popolo italiano, che proprio non ne vuol sapere di approfondire e di ragionare.

Indipendentemente da quello che si pensa su Silvia Romano, sarebbe in primis necessario lasciare in pace una ragazza giovane che è stata sequestrata per un anno e mezzo. A questo, si aggiunge l’aggravante del fatto che l’ondata di frustrazione in questo caso si sia scagliata contro una ragazza omonima che non ha alcun legate con la milanese.

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