Il ripristino dei vitalizi degli ex Senatori è arrivato sui social, in una serie di condivisioni tipiche del social Italiano. Molta condanna, nessuna analisi del fenomeno. È legittimo avere proprie opinioni su qualcosa che impatta del resto organi e istituzioni fondamentali, e anche valutazioni di opportunità e diritto.
Il ripristino dei vitalizi degli ex Senatori: come, chi, cosa
Ma coi “Bergogniaaah non cielodikeno”, francamente, non si va da nessuna parte. Quindi è bene analizzare.
Innanzitutto, volendo dare un giudizio su chi ha gestito l’informazione, diamo la medaglia d’oro a Il Post, testata che non ci ha mai deluso, presentando anche in questo caso contenuti chiari e ineccepibili e che ricordiamo durante la pandemia non ha mai nascosto informazioni preziose dietro un paywall.
Nel 2018, con un provvedimento spinto dal Movimento 5 Stelle allora in pieno lustro, un provvedimento decise di ridefinire le indennità parlamentari, il c.d. vitalizio, passando dal sistema retributivo al sistema contributivo.
Cosa che comportava il suo calcolo non già sull’ammontare delle retribuzioni passate dei parlamentari, ma dai contributi, con un risparmio contestato (fonti come La Repubblica parlano di 40 milioni, fonti interne riducono la stima a sei).
Già nel 2020 la delibera fu annullata. Centro dell’annullamento furono alcuni vizi tecnici: la delibera era retroattiva e non si applicava a tutti i senatori ma solo a una parte.
Il Senato, avendone facoltà, si era opposto, e la decisione è passata al Consiglio di Garanzia eletto nella scorsa legislatura. Rispettivamente hanno votato contro il ripristino Alberto Balboni di Fratelli d’Italia e Pasquale Pepe della Lega, mentre hanno espresso un voto favorevole il presidente del consiglio di garanzia, Luigi Vitali di Forza Italia e Ugo Grassi, ex esponente del Movimento 5 Stelle. Valeria Valente del PD si è astenuta.
Ritornando quindi definitivamente al sistema retributivo, l’ammontare dell’indennità calcolato è tornato a quello prima del 2018, disseminando i social di discussioni. E non solo.
Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, parla di un “colpo di mano, un regalo a chi già gode di vantaggi e trattamenti di favore, dimenticando cittadini e imprese che ogni giorno si sacrificano per sbarcare il lunario”.
Fa da contraltare proprio Alberto Balboni, forte del suo voto contrario, che replica “Conte prima di parlare si informi. Magari dall’ex parlamentare eletto nel 2018 nelle file del M5S, senatore Grassi. Le votazioni sono andate esattamente al contrario di quello che dice Conte”. Chiedendo altresì le scus dell’ex premier adducendo proprio il voto di Grassi e l’astensione di Valente, echeggiati da un “Mi limito a sottolineare che la decisione è passata con il voto decisivo del cosiddetto campo largo”.
D’altro canto Vitali conferma che il suo voto negativo è dovuto alle criticità già evidenziate nel 2020, dichiarando che “La delibera del 2018 era scritta male” e andava quindi considerata temporanea e non strutturale.
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