Bufala

Il (presunto) video degli operatori del 118 e altre fake

Ci segnalano i nostri contatti un video. Il solito “video degli operatori del 118” ai confini tra il Phishing e la Leggenda Metropolitana.

Un’immagine stock, fissa, di un’ambulanza, con la solita voce con una cadenza popolare e gentile che scandisce le sue gravi accuse. Dichiara di essere un operatore del 118, marito di operatrice del 118 (probabilmente operatore del 118 da almeno sette generazioni, padre di piccoli operatori del 118…) che dichiara di non aver visto malati di COVID e che quindi a suo dire l’emergenza non esiste.

Non lo so Rick, a me sembra falso…

I video degli operatori del 118 hanno infatti tutti un difetto: un operatore del 118 reale o reale ma non in mala fede non avrebbe fisicamente potuto produrli.

Il (presunto) video degli operatori del 118 e altre fake – perché presunto

Innanzitutto, come vi abbiamo detto in passato più volte nessun operatore sanitario è autorizzato a lanciare proclami su Facebook se non espressamente citando nome, cognome e le qualifiche per cui sta parlando.

Volontario o professionista sanitario, è indubbio che l’operatore sanitario dovrebbe essere quantomeno a conoscenza dei suoi proclami.

Nel video in particolare (che poi video non è, ma solo audio) ci è stata inoltre fatta notare una serie di piccole aporie tipiche della comunicazione novaxx/negazionista COVID e passo falso se espresse da un “volontario del 118”.

Innanzitutto la voce dichiara che la situazione all’Ospedale di Chiari gli risulta sotto controllo e sicura.

Quello stesso ospedale che ha lanciato l’allarme implorando per ottenere nuove valvole per i respiratori per ampliare le terapie intensive oberate.

In secondo luogo la voce dichiara di non aver visto nessun paziente COVID in Pronto Soccorso.

Ovviamente. Credo sia noto anche al più distratto dei distratti che il Pronto Soccorso è letteralmente l’ultimo posto sulla faccia della terra dove è possibile trovare un paziente COVID. Ma letteralmente, l’unico posto in Italia in cui un eventuale paziente COVID che vi chiedesse accesso sarebbe allontanato immediatamente e ammesso in ospedale per il Triage o per percorsi obbligatori allo scopo di evitare la diffusione del contagio.

Siamo già a due incongruenze nella “testimonianza”.

Saliamo a tre, guardando le testimonianze di operatori che invece, in rispetto a quanto stabilito dagli ordini professionali, ci mettono nome e volto, che parlano, anche nelle zone a rischio nelle c.d. “Regioni Gialle” di una situazione di crisi montante con crescente scarsità di mezzi, tra cui le ambulanze.

Al riguardo è interessante l’analisi che quotidianamente propone il Sole 24 Ore, con un grafico che evidenzia il rapporto tra Terapie Intensive occupate e pazienti COVID

Tratto da “Il Bollettino del Contagio”, Sole 24 Ore

Proprio nella Lombardia citata nel (presunto) video degli operatori del 118 scopriamo che più del 50% delle Terapie Intensive sono prese dai Pazienti COVID.

Oltre il 30% significa sostanzialmente che il rischio che un infartuato, un cronico, un malato di cancro o una vittima di incidente stradale non trovino un posto dove essere ricoverati, venendo condannati ad un giro tra gli ospedali alla ricerca del posto letto necessario alla sopravvivenza, venendo condannati a morte.

Non tutte le regioni come vedete sono al di sopra di quella soglia, ma il punto è evitare che le regioni che vi sono ci arrivino e “sgonfiare” le Terapie Intensive.

Ci aspetteremmo che la comunicazione di un operatore sanitario speghi questi elementi.

Così facendo resta forte il dubbio del Phishing: su Internet posso dichiarare di essere chiunque senza fornire alcuna prova.

Ascoltereste voi un Rupert Sciamenna a caso che, dicendo di essere il famoso Medico Maceti, vi dica che il COVID19 non esiste e che tutto quello che medici che invece si accreditano fornendo prove e dati sono menzogne?

No? Allora perché lo fate su Internet?

In conclusione

Come vi abbiamo detto in passato, nel nostro articolo dal titolo “I WhatsApp sul Coronavirus che non dovete ascoltare, e perché non dovreste ascoltarne altri” un audio anonimo passato di cellulare in cellulare non solo non è affatto più attendibile di fonti che invece si accreditano, ma anzi lo è molto meno.

Il rischio di Infodemia è sempre più elevato e condividere significa diffondere tale infezione.

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