Editoriale

Il misterioso caso di “Jennifer” a Minneapolis, la “Donna invalida sostenitrice di Trump”: quando l’informazione diventa confusa

Ci hanno segnalato un video. Ovviamente, preferiamo evitare di mostrarvi immagini crude di persone in evidente stato di alterazione, anche se comunque vi daremo un’informazione compiuta e senza voyeurismo.

E se proprio ci tenete, potrete seguire le fonti e cercare ogni video sulla fantomatica “Jennifer”. Perché è questo il punto: della donna che a Minneapolis viene descritta alternativamente come vittima dei saccheggi “da parte di persone di colore in quanto sostenitrice di Trump” o come scriteriata che va in giro con un coltello in mano per accoltellare a tradimento i “sospetti facinorosi” non sappiamo niente.

Sappiamo solo che l’elusiva “Jennifer”, nome per quanto ci risulta assolutamente inventato come anche la variante “Karen” è diventata suo malgrado un meme vivente, brandito sia da alt-right o altre destre che da BLM per motivi opposti che come un gatto di Shroedinger della viralità umana da Web 2.0 convergono nella figura di una persona alternativamente vittima e carnefice.

Il meme: da noi, da loro, nelle sue origini

Da noi la forma comparsa è quella che descrive la misteriosa “Jennifer” come una donna invalida sostenitrice di Trump, malmenata e aggredita da neri che manifestano contro il Razzismo.

Nella forma di un video di “Jennifer” o “Karen” che dir si voglia in lacrime che lamenta di essere stata aggredita alle spalle con un estintore.

Ma contemporaneamente nel resto di Internet circolano video ambientati nei momenti immediatamente precedenti, in cui l’elusiva “Jennifer” viene mostrata davanti alle porte di un Target con un coltello o simile contundente in mano pronta ad accoltellare persone di colore che escono, dichiarando di voler Fermare i Razziatori e che viene fermata e trascinata via dalla folla.

Naturalmente, ognuna delle due parti in causa, coloro che dicono di parlare a nome di alt-right o altre destre e coloro che dicono di parlare a nome di Black Lives Matter hanno costruito una narrazione divergente.

In una narrazione “Jennifer” è una anziana signora vittima della violenza afroamericana.

Nell’altra narrazione “Jennifer” è una trentenne che finge la disabilità (con tanto di video a dimostrare la sua facoltà di camminare che in realtà non dimostrano niente, dato che diverse disabilità consentono di muoversi per poco tempo o brevi distanze) e che coinvolta dall’aria militarizzata dei moti aveva deciso di stazionare davanti ad un Target provocando e colpendo con un oggetto contundente le persone di colore che uscivano con carrelli della spesa “troppo pieni” causando caos e confusione.

Concordando con quanto collazionato dall’Insider, che ha raccolto tutti i video sulla vicenda, noi probabilmente non avremmo contribuito alla diffusione di immagini sull’elusiva “Jennifer” o “Karen” che dir si voglia prima che le indagini di rito finiscano.

Anche qui è un caso in cui le condivisioni premature sono qualcosa di cui in seguito ci si pentirà.

Ma ci tocca intervenire, allo scopo di fermare questa infodemia.

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