Un piccolo giallo interpretativo nasce dalle dichiarazioni sulla ministro Lamorgese sulla verifica del Green Pass, che ha avuto modo di sparigliare le cose.
Creando aspettative, ipotesi, ma poi anche precisazioni che hanno spezzato le aspirazioni di chi, nopass, sognava già un mondo dove poter farsi prestare il pass del “cuggino Fulvio” per usufruire di servizi a lui non dedicati.
Nasce tutto dalla dichiarazione della stessa a 30 Minuti al Massimo de La Stampa.
È come andare al cinema. Se io presento il mio titolo che mi consente di andare al cinema, la stessa cosa è andare con un Green Pass al ristorante. Certo, il ristoratore non deve chiedere il documento d’identità. È ovvio che noi daremo un supporto, laddove necessario, come forze di polizia … Noi faremo, tramite la polizia amministrativa, dei controlli a campione a supporto di quello che faranno gli esercenti e commercianti … Faremo una circolare, come Viminale, spiegheremo che non sono tenuti … Nessuno ha chiesto loro di chiedere il documento d’identità … Assolutamente non è compito loro.
Dichiarazione che, come vedete sembra andare in controtendenza rispetto ad ogni indicazione precedente, che invece puntava, sotto l’egida del riconoscimento della stessa potestà di pubblico ufficiale riconosciuta dalla normativa di riferimento (DPCM 17 giugno 2021 eDPCM 17.06.2021 e D.L. 105/2021) a consentire il controllo dei documenti.
Cosa, peraltro, data così per assodata da comparire tra le indicazioni di uso dell’app VerificaC19 rilasciata agli esercenti allo scopo.
È però intervenuta a spegnere l’esultanza di chi vedeva nell’assenza di controllo un “tana libera tutti finale” il ministro Mariastella Gelmini
In un intervento a “Stasera Italia” su Rete 4 ha detto che «il Green pass non è uno strumento per punire o sanzionare, ma per tenere sotto controllo i contagi e difendere gli spazi di libertà conquistati. La ministra Lamorgese ha chiarito qualcosa di ovvio. Non chiediamo ai ristoratori di trasformarsi in sceriffi, poliziotti o forze dell’ordine. Al ristoratore chiediamo la verifica della presenza del Green pass. Ci saranno poi controlli a campione dalle forze ordine».
Si va dunque per un sistema di controlli a campione, definito da una successiva circolare, ma con un buco rilevato dalla FIPE, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi.
Al momento in caso il controllo a campione rilevi un “furbetto del Green Pass” sia l’utilizzatore del documento che l’esercente sarebbero egualmente sanzionati con pena pecuniaria, ma l’esercente al traguardo delle tre sanzioni sarebbe colpito dalla più grave punizione della chiusura provvisoria dell’esercizio.
Sino alla circolare, che dovrebbe arrivare, sostanzialmente ogni utente di Green Pass non suo diventa una mina vagante che potrebbe sfuggire all’esercente cagionando sanzione a se stesso, ed al ristoratore.
Le frasi del ministro Lamorgese sulla verifica del Green Pass non sono quindi un tana libera tutti, ma rendono vitale esaminare il contenuto della circolare che verrà.
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