Editoriale

Il Cile boccia la nuova Costituzione, e c’entra la disinformazione

Il Cile boccia la nuova Costituzione. Punto. E questa è senz’altro la notizia del giorno, con una percentuale dell’88% di no e una crisi che si apre per la dirigenza del presidente Boric.

Un testo va detto innovativo, forse troppo innovativo e come tutte le Costituzioni un testo di indirizzo. Qualcosa che avrebbe dovuto settare un’agenda, lasciando alle norme del rango ordinario il dovere e l’onere di colorare i vuoti e riempire gli spazi dei nuovi diritti.

Un passo avanti rispetto ad una Costituzione lascito dell’era Pinochet e del Golpe Cileno del 1973.

Una Costituzione che (ormai solo astrattamente) avrebbe previsto uno “Stato plurinazionale” con un sistema giudiziario parallelo e seggi riservati per gli indigeni Mapuche. Ma anche 35 articoli legati alla parità di genere, al diritto all’aborto ed alla Democrazia Solidale.

Evidentemente la Costituzione non è passata al vaglio referendario. Altrettanto evidente è il danno di immagine per Boric e la necessità di tornare al tavolo legislativo per cercare di riscriverne altro.

Altrettanto evidente è che l’esito era previsto e sia pur confermando che si tratta di una libera decisione dei cittadini, è innegabile una percentuale, non misurabile ma presente, di fake news introdotte nel tema refendario.

Il Cile boccia la nuova Costituzione, e c’entra la disinformazione

NBC già ne parlava a fine Agosto, in tempi quindi decisamente non sospetti e lontani dal “senno di poi” che noi stessi abbiamo più volte avversato.

Fake news del genere che abbiamo visto spesso anche da noi, nate proprio colorando quei vuoti, diffuse con l’incontrollabile mezzo social, da TikTok a Telegram passando per Instagram e WhatsApp.

Paulina Valenzuela, esperta di statistica per Datavoz, ente di sondaggi e statistica, ha tenuto il polso delle fake news, passate dall’attacco al “fronte del sì” ad un insieme di “mezze verità“.

Il tipo di fake news più insidioso: non tanto bufale aperte sul contenuto, ma “ragionamenti per assurdo” presentati lucidamente come scenari reali e inevitabili, ovvero scenari in cui gli indirizzi Costituzionali venivano riempiti da ipotesi di norme volutamente assurdi, esasperati e presentati nel modo più divisivo possibile.

Come ricorda il collega Fabian Padilla, di Fact Check CL, un “ragionamento per assurdo”, essendo “tecnicamente non bufala” è un fallo di presentazione.

Impedisce al fact checker di agire in modo netto come, ad esempio, contro le fake news su COVID19, richiedendo maggiori tempi di verifica e consulto con tecnici legali.

Aggiungiamo, richiedendo spiegazioni complesse e più lunghe del rapido TikTok o messaggino inserito nella propaganda.

La disinformazione basata su “esagerazioni”

Parliamo di un genere di disinformazioni basate sull’esagerazione e sugli accesi toni da campagna politica, come riporta The Guardian.

Ad esempio alcuni cavalli di battaglia apparsi anche nel nostro orizzonte della disinformazione, come l’ipotesi che la nuova Costituzione avrebbe ammesso l’aborto al nono mese, abolito la proprietà privata e che la deprivatizzazione delle risorse idriche avebbe consentito allo Stato di impedire la vendita di bottigliette d’acqua e secchielli di ghiaccio dichiarando illegali i barbecue estivi.

Elisa Loncón, rappresentante della comunità Mapuche, ha dichiarato che sin dal primo giorno ha percepito “ogni sua affermazione manipolata”

Proposte di sanzionare la disinformazione non sono passate.

In conclusione

Nessuno, naturalmente, sta ipotizzando che la disinformazione sia stata l’unico fattore a pesare, neppure il maggiore.

Potrebbe essere una spia del fatto che un cambiamento intenso suscita sentimento di reazione e con le emozioni non si può applicare sempre razionalità.

Sono tutti fattori di cui tentativi futuri dovranno tenerne conto.

Va comunque segnalato che dove ci sono elezioni ci sarà sempre disinformazione, e bisogna stare attenti.

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