Editoriale

Il “bastone” di Phil Collins: il problema delle traduzioni

La malattia di Phil Collins è una brutta notizia. Per lui, per gli amanti della buona musica. Per i suoi cari, per tutti coloro che hanno amato la musica dei Genesis.

Ed è, purtroppo, un’occasione per ricordare che anche il giornalismo dovrebbe essere multidisciplinare. Nonostante i traduttori non abbiano un albo professionale, sono iscritti in associazione. La loro opera è preziosa. E l’opera di un traduttore professionista ci avrebbe evitato quel genere di traduzione che trasforma il senso del testo.

Avete presente le versioni di latino e greco goffamente tradotte? Quelle dove i nomi di persona diventano nomi di luogo e scopri avventure di centurioni che combattono alle pendici di Serse? Ricordate quella volta che i nostri amici novax si inventarono improbabili traduzioni di AstraZeneca?

Ecco: in questa screen ci sono due traduzioni dell’intervista di Phil Collins alla BBC. Una è ovviamente esatta, l’altra è ovviamente sbagliata.

Il “bastone” di Phil Collins: il problema delle traduzioni

Vi lasciamo trenta secondi per indovinare.

Poi vi rispondiamo: la traduzione di Rockol è ovviamente quella corretta.

La seconda traduzione, ovviamente, dato che Google ci riporta una versione precedente dell’articolo con lo stesso errore apparso su Google News

Rockol e il Bastone

Esiste un solo modo di tradurre la frase:

‘No. I’d love to, but you know, I mean, I can barely hold a stick with this hand. So there are certain physical things that get in the way.’

E, quasi letteralmente è

“No. Vorrei poterlo fare, ma sai cosa intendo: a malapena posso impugnare una bacchetta con questa mano. Ci sono alcune impossibilità fisiche che si mettono di traverso”

“A malapena tengo una bacchetta in mano” è una traduzione apprezzabile.

“Non riesco nemmeno ad appoggiarmi al bastone” no. È una traduzione che, probabilmente, un traduttore professionista non potrebbe accettare. Non tiene conto del contesto, non tiene conto della frase.

Anche volendo considerare che il “cane”, il “bastone da passeggio” può anche essere definito un “walking stick”, in una frase che risponde alla domanda se Phil Collins possa ancora suonare con “No. Vorrei poterlo fare”, ovviamente lo “stick” di cui si parla è il “drumstick”, le bacchette per suonare la batteria.

Sarebbe bastato poco, un po’ di attenzione. O un traduttore.

 

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