“I gatti possono far venire il cancro alla prostata?”: occhio all’allarmismo. Ci segnalano i nostri contatti un articolo che collega apparentemente le due cose.
“I gatti possono far venire il cancro alla prostata?”: occhio all’allarmismo
Ma il testo fa riferimento ad un articolo datato e in realtà il nostro banale gattino domestico è una improbabile fonte di problemi.
Il riferimento all’articolo datato 22 Marzo 2017 è infatti una ricerca di pari data.
Che ricorda come la Toxoplasmosi possa essere collegata oltre a disturbi della gravidanza anche ad infezioni della prostata che potrebbero portare a infiammazioni ripetute o croniche della prostata che potrebbero portare all’insorgenza di tumori.
Un po’ tanti “potrebbero”, vero?
E comunque sappiamo da fonte certa, come l’Istituto Superiore della Sanità, che l’idea del gattino domestico come fonte di Toxoplasmosi è da considerarsi del tutto superata.
Per quanto a scopo precauzionale comunque si cerca solitamente di evitare di lasciare a donne incinta l’incombente di cambiare la lettiera del gatto, è assai improbabile che il vettore sia un gatto domestico, alimentato con prodotti in scatola e la cui lettiera è cambiata tutti i giorni (le cisti del parassita si schiudono dopo tre giorni a temperatura ambiente e alta umidità). Il vero serbatoio della toxoplasmosi è invece rappresentato dai gatti randagi, che si infettano cacciando uccelli e topi contaminati, e che possono defecare nel terreno rilasciando Toxoplasma anche per diverse settimane.
I vettori quindi saranno i gatti randagi ove non seguiti da colonie, ma soprattutto il consumo di carni crude, di frutta non lavata e la manipolazione di terra e concimi nell’orto senza poi lavarsi le mani.
Il gatto domestico non può essere quindi considerato fonte di toxoplasmosi, neppure di malattie connesse come il cancro.
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