Sta circolando nuovamente, in questi giorni, la foto relativa allo scontrino della mensa del Senato, evidenziando che i politici italiani possano godersi un pasto a prezzi assolutamente irrisori. Una questione ormai antica che, in linea puramente teorica, sembra in contrapposizione rispetto a quella di Restaurant Catanzaro. Nonostante i nostri chiarimenti abbiano evidenziato nei giorni scorsi che non sia un ristorante calabrese ad emettere uno scontrino da 235 euro per due pizze e due birre (si parla di Marocco e, di conseguenza, non di euro), in tanti insistono sul caro prezzi nel nostro Paese.
Per carità, come in quel caso abbiamo sottolineato che questo non smentisca automaticamente l’aumento dei costi per alcuni servizi nel nostro Paese, la disinformazione odierna sullo scontrino della mensa del Senato non significa che si minimizzi il problema attuale per tante famiglie italiane. Detto questo, il caso odierno evidenzia per l’ennesima volta che prima di ricondividere determinati scatti sia il caso di prendere tutte le informazioni del caso. Solo in questo modo eviteremo di fare figuaracce.
Già, perché sullo scontrino della mensa del Senato va posto l’accento su due aspetti, come emerge da un articolo di una testata autorevole come Il Sole 24 Ore. Da un lato, infatti, lo scontrino della mensa del Senato risale al 2011, quindi a circa dodici anni fa. Al netto del fatto che quei prezzi fossero decisamente bassi anche in quel periodo, impossibile non tenere in considerazione come sia cambiato il costo della vita rispetto ad allora.
La fonte, però, ci dice anche che lo scontrino della mensa del Senato in realtà si riferisca ad una clientela specifica. Non gli onorevoli, spesso e volentieri accusati di guadagnare tanto e di avere numerose agevolazioni, bensì il personale del Senato. Sarebbe interessante, comunque, capire come siano cambiati i costi in questi anni. Ci lavoreremo.
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