DISINFORMAZIONE L’africano che gioca al videopoker

Ci segnalano questa foto pubblicata da un utente sul proprio profilo Facebook il 19 Settembre 2016:

 No, non aspettatevi che Bufale in questo caso abbia trovato una fonte, perché non c’è fonte alcuna. Non vi diamo, in questo caso, una conferma o una smentita. Ciò che vediamo nella foto è la stessa cosa che vedete voi: un uomo di nazionalità africana di fronte  a un videopoker. Ciò che ci spinge a elaborare un articolo sono quelle 25.000 condivisioni, destinate ad aumentare, che nascono dall’odio. Africani al videopoker, dunque africani che vivono in Italia che anziché lavorare giocano al videopoker, dunque africani che già hanno tutto gratis e in più ci danno la beffa di passare il tempo giocando al videopoker, e via discorrendo. Una foto è una foto, stop. Non siamo sicuri che l’autore dello scatto sia l’utente che prendiamo in considerazione, ma è comunque una foto presa di spalle, all’insaputa del soggetto.

Azzardiamo un’osservazione: il ragazzo non ha le mani poggiate sui tasti della macchinetta, dunque potrebbe esser passato lì per caso mentre era in corso la partita di qualcun altro, con quest’ultimo momentaneamente assente. Ancora: le macchinette del videopoker restano sempre in funzione con schermate dimostrative. Basta inserire la moneta e inizia il gioco. La macchinetta poteva trovarsi nella modalità “insert coin”, dunque il ragazzo poteva trovarsi  di fronte ad essa per guardare lo schermo, senza giocare.

Ribadiamo: sono osservazioni.

L’ironia maldestra che accompagna la foto – cerchiamo di essere buoni con chi soffre la fame e scappa dalle guerre – è un basso livello di pregiudizio e un chiaro tentativo di acchiappare consensi e condivisioni. Perché? Perché c’è bisogno di odiare. Lo fanno i commenti. Chi inneggia al Duce, chi dichiara di esser diventato razzista dopo aver visto la foto. Non abbiamo nemmeno la certezza che la foto sia stata scattata in Italia, ma sono dettagli, vero?

Perché vi parliamo di disinformazione? Perché la foto non riporta dati attendibili sulla situazione immortalata, prima di tutto. Nessun riferimento al luogo, nessuna fonte che consenta una verifica. Niente di niente. Non siamo di fronte a un’informazione, bensì ad un’arbitratria captatio malevolentiae. Basterebbe fotografare un africano in situazioni anomale rispetto all’idea di massa, ed ecco lo scandalo.

Questa sì, è becera disinformazione.

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