Si parla tanto oggi 3 marzo dei costi TAV e sulle relative ripartizioni di queste spese tra Italia e Francia. Il rischio di accentuare disinformazioni in questi casi è elevato, come del resto abbiamo già notato in passato quando abbiamo affrontato l’argomento più in generale e sotto altri punti di vista. Tutto nasce da alcune dichiarazioni da parte di Toninelli, il quale ha evidenziato come il 57 km del tunnel che collegano i due Paesi siano in realtà legati quasi esclusivamente alla Francia (45 km contro 12 km dell’Italia).
Nonostante questo, secondo il Ministro, i costi TAV sono ripartiti in modo non proporzionato: 58% a carico dell’Italia e 42% per la Francia. Basta questo all’esponente del Movimento 5 Stelle per evidenziare come gli accordi fatti a suo tempo tra il nostro Paese e quello transalpino siano poco convenienti. Se vogliamo ai limiti della fregatura. Al punto che tantissimi NO TAV in queste ore stiano dando ampia diffusione all’immagine che potete notare ad inizio articolo.
In realtà ci sono due cose da sapere sui costi TAV, almeno stando al nostro approfondimento odierno dopo le parole di Toninelli. Il primo spunto ce lo offre AGI, che spiega al meglio il motivo per il quale le spese affrontate per la realizzazione del tunnel che collega Italia e Francia siano squilibrate rispetto ai chilometri associabili ai rispettivi Paesi:
“Per quanto riguarda i 57,5 km del tunnel di base, infatti, 45 sono scavati in territorio francese, mentre 12,5 in quello italiano. La spiegazione è che si tratta di una sorta di compensazione: sulla totale lunghezza della linea – ossia da Lione a Torino – è previsto che la Francia spenda di più dell’Italia per la tratta di sua competenza, che è lunga oltre 140 chilometri contro i circa 70 chilometri della sezione italiana”.
A Toninelli, sui costi TAV, ha risposto anche il Presidente di Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, il quale ha corretto le sue stime, affermando che le spese menzionate sono precedenti all’accordo internazionale del 2012 che ha dimezzato i costi dell’opera. Sostanzialmente, ora sono stimate in 4,6 miliardi di euro, di cui 2,885 per la tratta internazionale e 1,7 per quella nazionale. A questo, secondo quanto riportato da Next Quotidiano, si aggiunge il fatto che a suo dire l’Ue si sia detta disponibile ad aumentare la sua quota di compartecipazione.
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