BUFALA Non accettate l’amicizia di questo tizio, è un hacker! – bufale.net

Ja**** K Sm***, P. Tizzanini, D.O., A. Jitou: cosa hanno in comune queste persone?

Sono vittime della bestiale, crudele bufala del momento.

Persone che ritengono di essere furbette, ma non lo sono, hanno capito la fondamentale verità di Facebook (ovvero che concedere a branchi di “indinniati” da tastiera ed analfabeti sia funzionali che di ritorno uno strumento di comunicazione facile, rapido e con pochi controlli è stato come consegnare la bomba atomica in mano alle scimmie) ed hanno appreso, o credono di aver appreso, che il modo migliore per risolvere ogni controversia, vendicarsi di qualcuno o, semplicemente, fare un dispetto è usare gli strumenti forniti dalla rete per ottenere un inconsapevole esercito da dispiegarsi per calunniare qualcuno che non si sopporta.

Siamo subissati da mesi di messaggi in fotocopia

Dite a tutti i contatti della vostra lista di Messenger di non accettare la richiesta di amicizia di un certo Xxxxxxxx Yyyyyyyy. È un hacker e ha collegato il sistema al tuo account di Facebook. Se uno dei tuoi contatti lo accetta, ti verrà attaccato anche a te, quindi assicuratevi che tutti i tuoi amici lo conoscano. Grazie. Inoltralo come ricevuto. Tieni premuto il dito sul messaggio. In basso al centro dirà in avanti. Fai clic col tasto che fa clic sui nomi di quelli presenti nella tua lista e lo invierà

Nelle ultime varianti, per venire incontro alle limitate facoltà degli indinniati da tastiera, pronti a prestarsi a questi vere e proprie lapidazioni di massa, la bufala comprende istruzioni a prova di analfabeta per consentire a persone troppo stupide e crudeli anche per sapere come si fa il copincolla di inoltrare il post.

Il tutto, naturalmente, scritto in un Italiano a misura di analfabeta, essendo la fonte di tutto ciò la traduzione di un testo, già alla fonte scritto in un inglese da far arricciare i capelli, diffuso negli scorsi anni nei paesi di lingua inglese.

Siamo sostanzialmente di fronte a persone che non si fanno domande, che non hanno scuse per quello che stanno facendo.

In primo luogo, vi abbiamo già spiegato, non esistono hacker in grado di “hackerarvi il profilo” semplicemente ottenendo l’amicizia di un vostro amico.

In secondo luogo, buona parte di queste beffe utilizza il nome di persone prelevate da Facebook, che per colpa anche vostra che condividete senza farvi domande alcune si ritroveranno calunniati, diffamati ed accusati di veri e propri reati.

Cosa che non ha conseguenze: certo, lo scrivente si è trovato in passato la sezione commenti intasata di inqualificabili pronti a difendere il loro diritto alla calunnia facile con accenti a dir poco deprecabili.

“Eh, ma l’amico mio che mi ha mandato il messaggio è in buona fede, volete far passare i guai all’amico mio?”

“Eh, ma tanto cosa rischia la persona accusata di hacker, che gli tolgono l’amicizia? Si togliesse Facebook”

A parte il fatto che troviamo opinabile l’etica per cui il vostro diritto alla calunnia facile dovrebbe superare il diritto altrui di interagire nel mondo virtuale, ci sono gravissime conseguenze sia per voi che per i vostri segnalatori nel caso prestaste il fianco

Se vi va di provare l’esaltante emozione di essere querelati per diffamazione aggravata ed essere derisi per i crudeli e malvagi analfabeti che siete, potete condividere questo e simili appelli tutte le volte che volete, incuranti del dolore che state provocando a persone innocenti finché voi stessi non ne patirete le conseguenze (che, per la diffamazione aggravata, sono cospicue)

Infatti ci tocca ricordarvi che la diffamazione, solo per il fatto di essere stata effettuata su Facebook, acquisisce tutte le aggravanti del mezzo, essendo in tal caso l’azione parificata in toto alla diffamazione a mezzo stampa, con le gravi conseguenze del caso.

Ed il capo di imputazione, qualora l'”accusa” sia idonea a configurare l’inizio di un procedimento in carico del diffamato (quindi in caso di reati procedibili di ufficio), sale come niente alla più rilevante calunnia.

Facebook ha dei minimi meccanismi di protezione nei confronti delle vittime: ad esempio impedendo a troppe persone di bloccare il medesimo individuo allo stesso tempo.

Il che viene usato dai diffamatori seriali come ulteriore pistola fumante da esibire ai sacrificabili indinniati di cui si circondando, a volte inventando la storia parallela di “Hacker così abili da non poter essere bloccati”.

La realtà è estremamente diversa: e se non volete fermare queste catene per un rigurgito di umanità nei confronti di qualcuno che anche per causa vostra rischia di essere accusato di cose orribili, fatelo almeno per evitarvi le conseguenze penali della vostra condotta.

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