BUFALA Napoli Bambino trova la cocaina in casa – Bufale.net

Napoli – Nessun genitore è perfetto, nemmeno con tutta la buona volontà possibile. Il compito di crescere un bambino non è certo facile, ma c’è davvero un limite a tutto. Lasciare morire un bimbo di tre anni per un overdose di cocaina è davvero un limite che non ha nessun tipo di spiegazioni.

I due genitori, Carlo Romeo e Alina Bondì, due napoletani di 36 e 34 anni, erano già noti alle autorità per la loro tossicodipendenza. Diverse infatti le denunce per possesso di stupefacenti e per spaccio. La loro droga preferita? la cocaina.

Secondo le ricostruzioni dei poliziotti, il bambino, ritrovatosi solo in casa mentre i genitori si trovavano altrove ( non hanno voluto dichiarare dopo) avrebbe trovato diversi grammi di cocaina contenuti in una busta sul tavolo della cucina.

Aveva visto più volte i genitori assumere la droga, quindi non riteneva di stare maneggiando qualcosa di pericoloso. La scientifica dichiara che il bambino avrebbe assunto una quantità di cocaina pari a tre grammi, sufficiente a stroncare il cuore di un uomo adulto, figuriamoci quello di un bimbo così piccolo.

I genitori rischiano adesso parecchi anni di galera per quanto accaduto a loro figlio. Inoltre, diverse altre buste piene di droghe di diverso tipo sarebbero state rinvenute nell’abitazione.

Ancora una volta un piccolo innocente paga il fio dell’irresponsabilità dei propri genitori. Senza ombra di dubbio una maggiore responsabilità da parte dei suoi genitori avrebbe potuto scongiurare questa inutile tragedia.

La droga uccide, non solo chi la assume per divertirsi, ma anche chi non ha colpa.

La notizia è una bufala, infatti la fotografia non ritrae un bambino “morto” con la droga, ma un incidente ironicocon della farina probabilmente.

L’immagine è vecchia di anni e la si trova in articoli satirici titolati “Soli a Casa“. Tali articoli mostrano fotografie di incidenti ironici accaduti a bambini lasciati soli per qualche breve momento:

Inoltre in rete non si trova alcun riferimento alle persone indicate,  neppure nei siti locali.
Purtroppo però sono esistiti casi “simili” a Viterbo e Bergamo anche se a distanza di anni

 

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