BUFALA E TRUFFA Dal 12 novembre pagheremo per recuperare chat WhatsApp: niente backup gratis

Sarà necessario pagare un abbonamento annuale per recuperare chat WhatsApp. Questa la nuova bufala che sconfina in truffa all’interno della popolarissima app di messaggistica. Come spesso avviene in queste circostanze, tutto nasce da una notizia vera che finisce col confondere gli utenti più inesperti secondo le segnalazioni che ci sono pervenute in Redazione oggi 7 novembre. Partiamo col dire che, come affermato dallo stesso staff WhatsApp lo scorso mese di agosto, a partire dal 12 novembre ci sarà effettivamente una novità importante per il pubblico.

Saranno infatti rimossi i backup che non avete toccato da un anno a questa parte, ragion per cui recuperare chat WhatsApp sarà impossibile per gli utenti più sbadati. Ecco perché il consiglio che sentiamo di darvi è di procedere manualmente all’interno dell’app, sfruttando l’apposita funzione che consentirà un’aggiornata rinfrescata dei dati che in questi mesi avete immagazzinato attraverso la stessa applicazione.

recuperare chat WhatsApp

Come? Aprite WhatsApp, seguite il percorso Menu -> Impostazioni -> Chat -> Backup chat, quindi selezionate “Salva” su Google Drive. Infine impostate la frequenza di backup. In questo modo avrete la certezza di recuperare chat WhatsApp e di salvare tutti gli altri dati che avete archiviato tramite la stessa applicazione. Inutile dire che, tale situazione, abbia agevolato la proliferazione di truffe e bufale di chi cerca di approfittarsene, colpendo soprattutto gli utenti meno esperti.

Un esempio? La catena di cui vi parlavamo ad inizio articolo si riferisce al fatto che sarà possibile effettuare un backup senza limiti e recuperare chat WhatsApp solo sostenendo un abbonamento annuale. In questo modo i malintenzionati potrebbero ottenere i dati delle vostre carte di credito e dare vita ad un pericoloso attacco alla vostra sicurezza informatica. Insomma, una bufala bella e buona, che sconfina addirittura nella truffa, anche se siamo distanti al procurato allarme di cui vi abbiamo parlato nei giorni scorsi sulle nostre pagine.

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