Ci hanno segnalato un post pubblicato dalla pagina Facebook “Dimissioni e tutti a casa“, tornata online dopo la rimozione.
Ecco il testo del post:
Molti non sanno, che subito dopo l’annessione del regno borbonico allo stato sabaudo, in tutto il Sud furono tenute chiuse le scuole per circa 15 anni, in modo da ottenere un’intera generazione di analfabeti da utilizzare come servi nelle zone industrializzate del Nord.
Il Regno d’Italia nacque nel 1861, all’epoca non c’era un sistema scolastico come quello odierno. Nel 1859 venne istituita la legge Casati, espressione della cultura politica liberale piemontese.
La legge prevedeva la scuola elementare obbligatoria ed era a carico dei comuni (gestionale e finanziaria), ma le criticità riguardano il periodo dell’istruzione secondaria, dove chi aveva le possibilità economiche poteva studiare al Ginnasio (privato) per poi proseguire al liceo ed infine all’Università, mentre chi non poteva permetterselo poteva studiare presso la scuola tecnica e successivamente all’istituto tecnico (a carico dello Stato). Il Ginnasio permetteva la formazione delle classi dirigenti, mentre la scuola tecnica la classe operaia specializzata.
La legge Casati imponeva l’obbligatorietà, senza però specificare le pene in caso di trasgressione. L’evasione scolastica era diffusa soprattutto al Sud, non perché vennero chiuse le scuole (ritenere che venissero chiuse per rendere analfabeta il sud è una falsità), ma perché la situazione economica e sociale dell’epoca lo “imponeva”. Nel Regno d’Italia era forte la prevalenza del settore primario (sopratutto l’agricoltura), la domanda culturale delle famiglie era molto limitata. Inoltre era naturale un eventuale scelta per il settore tecnico, visto che non tutti si potevano permettere un’istruzione privata e a pagamento (il Ginnasio). Un altro fattore, da non sottovalutare, era quello della lingua, che non era ancora comune ed era prevalente il dialetto.
L’unica condizione per la quale una scuola potesse essere “chiusa” era perché il comune non poteva mantenerla economicamente.
In merito all’industria, alla nascita del Regno d’Italia lo sviluppo industriale tra Nord e Sud era alla pari, così come gli insediamenti, quindi non c’era questo bisogno di manodopera da formare e far lavorare al Nord. Se c’è stato un trasferimento della manodopera dal Sud era per le migliori condizioni offerte al Nord e per il successivo crollo economico meridionale.
Siamo di fronte ad un tentativo di revisionismo storico, già tentato in passato da altri siti e pagine Facebook.
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