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Anche in Italia arriva Bard, l’AI di Google: l’abbiamo provata

Anche in Italia arriva Bard, l’AI di Google, che segue ChatGPT e Bing Chat. E parte col botto: quaranta lingue, supporto vocale e, nella lingua inglese, integrazione col riconoscimento per immagini offerto da Google Lens.

Anche in Italia arriva Bard, l’AI di Google

L’abbiamo provata anche noi e per ora l’impatto è decisamente buono.

Anche in Italia arriva Bard, l’AI di Google

A giudicare da una prima cursoria lettura del disclaimer privacy e contenuti offerto in collegamento iniziale, Google ha imparato la lezione che OpenAI di Altman sembra aver imparato solo dopo l’intervento del Garante Privacy Italiano: l’informativa è onnipresente e pluricitata per tutta l’esperienza dell’utente finale.

Un pratico menù consente di segnalare “problemi legali”, tema non peregrino date notizie di cronache recenti a base di personaggi pubblici scoperti dalle Chat Generative “pregiudicati a loro insaputa”, come un sindaco Australiano promosso di ufficio a corrotto e corruttore e un professore di diritto diventato stupratore.

Resta il problema “etico” palesato anche da personalità come Elon Musk (forse non senza qualche interesse, essendo anche lui coinvolto nella “guerra delle AI” con la sua xAI), ovvero il fatto che la banca dati di Bard è di fatto tutto il sapere di Internet indicizzato da Google.

Quindi se hai mai gestito un blog, creato un sito o diffuso contenuti, fai parte del “cibo” di Bard.

Abbiamo provato a chiedergli di elencarci dei giochi per console per dati di vendita, precisando come “periodo di taglio” “la prima metà dell’anno”.

Bard interrogato

Bard ci ha risposto in Italiano perfetto fornendo una top ten con delle considerazioni. Un po’ banali forse, ma contando che provengono da una Intelligenza Artificiale, categoria che non brilla per spirito di iniziativa, non male.

Non ha però superato il test della confabulazione, ovvero ha dimostrato il difetto tipico delle AI che quando non possono ammettere di non sapere, inventano.

Abbiamo teso un trabocchetto a Bard, l’AI ce ne ne scuserà: abbiamo chiesto di riassumere un articolo da noi pubblicato uscito in mattinata dandole solamente il nome del nostro sito, “bufale.net” e il titolo dell’articolo stesso, “Per il complotto la NASA non è mai stata nello spazio, ma era un test

Il risultato? Ovviamente era troppo presto perché i bot di Google leggessero l’articolo per Bard, che deciso di saltare “il cuore oltre l’ostacolo” inventandosi un articolo legato al titolo

L’articolo “confabulato” da Bard

Potrete leggere il nostro articolo al link indicato: laddove noi ci siamo “limitati” a descrivere i test dell’apparato di atterraggio in atmosfera della futura navicella Orion dichiarando che i complottisti hanno volutamente confuso gli stessi test con un presunto atterraggio della navicella reale, Bard ha scritto al volo un articolo su un tema del tutto diverso (legato alla posizione delle stelle ed alla loro fotografia) peraltro accusandoci di aver dichiarato le teorie del complotto plausibili.

Cosa che non avremmo mai scritto neppure sotto effetto dei più potenti inebrianti noti dalla scienza.

In conclusione però Bard si presenta un progetto assai interessante, anche se bisognerà comunque tenere d’occhio le limitazioni del mezzo.

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