Categorie: Allarmismo

ALLARMISMO L’allarme del famoso geologo: “L’Italia si sta spaccando in due, le scosse non sono finite!”

Ci segnalano un articolo pubblicato il 7 Febbraio 2017 su Centrometeoitaliano.it:

Terremoti e geofisica
L’allarme del famoso geologo: “L’Italia si sta spaccando in due, le scosse non sono finite!”

Carlo Meletti in un’intervista rilasciata al Messaggero ha affermato che l’Italia si sta letteralmente spaccando in due e dovremmo attuare sistemi di monitoraggio simili a quelli in Giappone

L’allarme del famoso geologo: “L’Italia si sta spaccando in due, le scosse non sono finite!” – “L’Italia si sta separando. Una parte dell’Appennino si muove verso l’Adriatico, mentre l’altra resta indietro”. Queste sono le parole del famoso sismologo Carlo Meletti che ha rilasciato un’intervista al Messaggero in cui denuncia tutta la sua preoccupazione per le sorti del Centro Italia. Meletti è il responsabile del Centro di pericolosità sismica dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e ha lasciato intravedere un futuro terribile per il nostro Paese. “L’alta pericolosità sismica della zona appenninica – continua lo scienziato – non è di certo un mistero, ma non possiamo sapere se si siano riattivate altre faglie è qualcosa che non possiamo sapere.

Con le nostre attuali conoscenze, infatti, non siamo in grado di valutare lo stato di una faglia. Sappiamo che prima di un terremoto si crea uno stato di tensione, ma noi ce ne accorgiamo solo quando la roccia si spacca perché non regge più alla deformazione. Attualmente, infatti, no c’è modo di misurare la tensione di una faglia. E né tanto meno di prevedere dove e quando ci sarà un terremoto. Ma qualcosa si sta di certo muovendo. Vista la pericolosità, secondo Meletti ci si deve ispirare ai modelli giapponese e californiano per salvare quante più vite possibile.

“California e Giappone sono diventati paesi guida nell’adozione dei sistemi di allerta rapita. Il più efficiente di questi è in Giappone. Ma è estremamente costoso. Ci vogliono numerosissimi sensori distribuiti per tutto il paese e algoritmi precisi per interpretare questi segnali e inviare i messaggi di allerta” ha concluso il ricercatore.

Andando per ordine, le dichiarazioni di Carlo Meletti rilasciate al Messaggero sono leggibili soltanto ai possessori di abbonamento. In ogni caso, il titolo del quotidiano riportava “Terremoto, Meletti (Ingv): «L’Appennino si sta lacerando una parte si muove verso Est»” ed era stato pubblicato il 25 Agosto 2016.

Le stesse parole di Meletti, però, compaiono sul Mattino del 25 Agosto 2016, in un articolo intitolato “Terremoto, Meletti (Ingv): l’Appennino si sta lacerando una parte si muove verso Est“. Nell’intervista l’esperto parla appunto dell’Appennino ma non fa riferimenti a future scosse, perché «Sappiamo che prima di un terremoto si crea uno stato di tensione, ma noi ce ne accorgiamo solo quando la roccia si spacca perché non regge più alla deformazione. Attualmente, infatti, non c’è modo di misurare la tensione di una faglia. E né tanto meno di prevedere dove e quando ci sarà un terremoto». Il paradosso è che la stessa affermazione è riportata sotto il titolo allarmista di Centrometeoitaliano, che quasi preannuncia un cataclisma apocalittico. Ciò che accade nell’articolo preso in esame è la netta contraddizione tra titolo e contenuto, perché dalle parole di testa pare che l’Italia sia prossima a un disastro irreversibile.

Carlo Meletti – Leggo.it

Non esiste alcun riferimento ai sistemi di allerta rapida di California e Giappone, apporto arbitrariamente aggiunto dall’autore dell’articolo preso in esame. Carlo Meletti aveva rilasciato anche un’intervista al canale YouTube di Fanpage.it:

Al termine delle dichiarazioni Meletti sostiene addirittura che in Italia il numero dei terremoti è costante così come nel mondo, parlando di spostamenti che raggiungono qualche millimetro all’anno, sommandosi in qualche metro ogni 10.000 anni.

Allarmismo, dunque, perché parlare della penisola che si sta spaccando in due non è corretto e vuole diffondere paura. Carlo Meletti non lo sostiene, bensì parla di impossibilità di prevedere un terremoto riportando cifre ben lontane dal catastrofico.

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