Soumaila Sacko, cittadino del Mali, moriva il 2 giugno a San Calogero (Vibo Valentia) mentre si trovava insieme a due connazionali per prelevare alcune lamiere presso l’ex fornace “La Tranquilla”, una fabbrica dismessa. Il 4 giugno avevamo precisato che le indagini avevano escluso il movente razziale e la pista mafiosa, in quanto gli inquirenti avevano individuato una direzione precisa per arrivare al colpevole.
Grazie alla testimonianza dei due connazionali presenti al momento del delitto, e che avevano riconosciuto la vettura come una Fiat Panda, il 6 giugno 2018 avevamo riportato che le indagini erano giunte a un indagato riconosciuto in Antonio Pontoriero, un agricoltore di San Ferdinando di 43 anni. Per verificare la sua responsabilità, i Carabinieri di Tropea e la Compagnia di San Calogero lo avevano sottoposto allo stub, l’esame tecnico per individuare i residui di polvere da sparo sui vestiti. Come aveva scritto anche Repubblica, l’uomo è risultato estraneo agli ambienti della ‘ndrangheta, possibilità che alcuni quotidiani avevano considerato.
Oggi, 11 giugno 2018, il quotidiano locale Il Vibonese scrive che nelle campagne di San Calogero sono attive le ricerche dell’arma del delitto, un fucile da caccia, operate con perquisizioni e rastrellamenti da parte del corpo dei Cacciatori di Calabria. Secondo le indagini, dunque, Pontoriero avrebbe ucciso Sacko e poi abbandonato l’arma nelle campagne. Per il momento le ricerche sono ancora in atto.
Intanto l’Unione Sindacale di Base (USB), il sindacato presso il quale Soumaila Sacko era attivista, si è adoperato per istituire una raccolta fondi online sulla piattaforma gofund.me per riuscire a coprire le spese legali del trasporto della salma nel Mali.
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