Ne abbiamo parlato a più riprese in questi giorni, ma evidentemente non basta se tanti utenti hanno deciso effettivamente di abbandonare WhatsApp per passare a Signal. Si tratta di un’altra app di messaggistica che, nella testa di tante persone, non comporterà un aggiornamento sulla privacy e nuovi termini da accettare entro il prossimo 8 febbraio. A differenza di quello che ci dice il messaggi automatico giunto dal team WhatsApp. Un enorme malinteso di cui abbiamo parlato a più riprese in settimana, cercando di tranquillizzare tutti in Italia e nel resto d’Europa, ma a quanto pare i nostri sforzi non sono stati sufficienti.
La questione è complessa e, ve lo diciamo subito, lo staff di WhatsApp non ha fatto nulla per renderla più chiara. In particolare, in molti sono intenzionati a passare a Signal e lo stanno già facendo, al punto che il team ha dovuto spiegare su Twitter per quale ragione si registrino ritardi sull’invio del codice di verifica:
“I codici di verifica sono attualmente in ritardo da diversi provider perché così tante nuove persone stanno cercando di unirsi a Signal in questo momento (riusciamo a malapena a contenere la nostra eccitazione). Stiamo lavorando coi tecnici per risolvere il problema il più rapidamente possibile. Tenete duro“.
Premesso che tutti siano liberissimi di passare da WhatsApp a Signal, occorre tener presente che la questione nasca dalla bufala sul presunto aggiornamento privacy e sui nuovi termini di sicurezza imposti dal prossimo 8 febbraio. Le cose non stanno così, perché le due piattaforme lavorano coi medesimi standard di sicurezza e con la stessa crittografia end-to-end.
Come riporta il sito di BBC, Facebook, che possiede WhatsApp, ha dichiarato pubblicamente che gli utenti europei e britannici non vedranno attuate le suddette modifiche sulla condivisione dei dati, anche se dovranno accettare nuovi termini entro l’8 febbraio. Dunque, qui da noi nessun aggiornamento sulla privacy e sui termini di utilizzo, ma soprattutto nessuna differenza di sicurezza tra WhatsApp e Signal.
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