Per qualche ora ha dovuto subire l’onta di essere accusato, ingiustamente, di commerciare materiale pedopornografico sul web, salvo poi scoprire che il suo computer era stato hackerato.
È la disavventura di cui è stato protagonista un giovane aquilano che, mentre stava lavorando al pc, si è visto lo schermo bloccato e la webcam attivata con la comparsa dell’infamante insinuazione che stava visualizzando, memorizzando e scambiando foto e filmati con violenze sessuali su bambini.
Consapevole dell’infondatezza della cosa ha provato a spegnere e riaccendere l’apparecchiatura, senza esito: sul desktop continuava a campeggiare l’ammonimento corredato da foto di forze dell’ordine, di manette e persino del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che lo guardava corrucciato.
Il tutto condito da commi di leggi e articoli del codice penale, ipotetiche sanzioni pecuniarie e anche una minaccia d’arresto.
Il malcapitato ha passato una notte quasi insonne, meditando l’opportunità di recarsi alla polizia postale per dichiarare che lui, in quella faccenda, non c’entrava proprio nulla.
La mattina successiva all’accaduto, però, ha cominciato a mangiare la foglia, quando si è accorto che poteva uscire dalla situazione corrispondendo 100 euro a titolo di contravvenzione attraverso una carta prepagata.
Alla fine un amico esperto di navigazione in rete gli ha risollevato il morale: non era altro che un potente virus, un trojan che si insinua nel computer durante l’installazione di un programma.
Una delle tante insidie di internet, ormai diventato strumento sempre più diffuse per mettere a segno delle truffe a danno di utenti in buona fede.
Tanto che, negli ultimi tempi, si sono moltiplicate le raccomandazioni della Polpost a tenere le orecchie dritte, perché i furbi sono sempre dietro l’angolo
fonte abruzzoweb.it
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