Editoriale

Una onesta domanda: un divulgatore sponsorizzato è ancora indipendente?

Non abbiamo intenzione di mancare di rispetto a qualcuno o gettare ombre: ci poniamo però una domanda. Qual è la differenza tra un progetto sponsorizzato ed uno che non lo è?

A parte la presenza del danaro, nel senso della sua presenza fisica, perché essa influenza.

Partiamo da una serie di esempi in crescendo per capire.

Una onesta domanda: un divulgatore sponsorizzato è ancora indipendente?

Pensiamo ad un ADV, un messaggio promozionale pagato. In un mondo ideale chi riceve oggetti per recensirli, o chi viene pagato da una ditta per recensioni dal sapore di messaggio pubblicitario avrebbe le stesse possibilità di fornire una recensione onesta di un acquirente, o meglio la sua integrità farebbe in modo che sia così.

Di fatto questo non accade: l’interesse a “restare nel programma”, l’interesse a continuare a ricevere prodotti da esaminare e recensire che somigliano al “pacco dono dalla famiglia” tende a colorare la recensione in modo diverso dal cliente che, avendo investito sue risorse si aspetta se non la perfezione il funzionamento.

Una onesta domanda: un divulgatore sponsorizzato è ancora indipendente?

Passiamo ora al prodotto editoriale: un divulgatore, come un recensore, dovrà passare dall’approvazione del brand. Dovrà limare, misurare, pesare le parole perchè esse rientrino nei canoni del brand.

Sei hai anche il più liberale e socievole dei committenti, che “per iscritto” non ti chiede e non chiederà mai niente, moralmente cercherai di compiacerlo e sai benissimo che se il prodotto della tua fatica non seguirà le linee guida del committente non sarà pubblicato.

Questo non vuol dire che non si possa sponsorizzare: ma anche in passato, il mecenate e i suoi beneficati riconoscevano quel rapporto, ed era di pubblico dominio chi fosse il mecenate di chi, e da questo si potevano trarre indizi.

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