Editoriale

Tentato rapimento di una 13enne a Guidonia: le indagini sono in corso, fermate le inutili catene su WhatsApp

Un post su Facebook e una serie di catene inoltrate su WhatsApp denunciano il tentato rapimento di una 13enne a Guidonia (Roma) nella giornata del 14 febbraio alle 14 del pomeriggio. L’episodio si sarebbe verificato nella frazione di Setteville.

MT ElGassier / Unsplash 

Tutto sarebbe partito da un post pubblicato su Facebook da una madre, con la privacy pubblica, il 14 febbraio alle 16:06:

Per tutti quelli che risiedono a setteville e marco Simone… Un uomo circa 50 anni furgoncino bianco pelato… Molesta le adolescenti e con forza cerca di farle entrare nel furgone con la scusa di cercare una via… È successo oggi alle ore 14 circa.. CHIUNQUE TU SIA PREGA DIO CHE NON TI PRENDO PERCHÉ TI AMMAZZO… Se qualcuno ha informazioni è pregato di scrivermi in privato grazie

Lasciate lavorare gli inquirenti, che non siete voi

Dai commenti si evince che l’episodio sarebbe avvenuto ai danni della figlia. Per ripassare un po’ di allarmismi sull’argomento “furgone bianco” vi invitiamo a leggere questo articolo. Per il momento si tratterebbe di un tragico episodio isolato, anche se l’autrice del post parla al plurale. Non mancano, ovviamente, i commenti in cui si chiede a gran voce il numero della targa e già emergono coloro che riportano il modello del furgoncino bianco.

Ricordate sempre che su questi casi devono indagare gli inquirenti e non i cittadini, anche se certi episodi fanno male e spaventano le famiglie. Le famiglie non sono la Questura né la Stazione dei Carabinieri, per questo dovete stare fermi e lasciare lavorare gli investigatori. Se diffondete informazioni sbagliate su WhatsApp – come sempre succede, sempre – senza alcuna prova (un vostro contatto che vi invia un’immagine non è una fonte) rischiate di intralciare le indagini, scatenare il panico e una denuncia per procurato allarme, e anche per diffamazione. Perché diffamazione? Se non avete prove su quella targa potreste essere in errore perché state diffondendo i dati di una persona innocente, che avrebbe tutte le ragioni di denuciarvi per diffamazione.

State fermi, dunque, e non fate i giustizieri su WhatsApp. Ricordatelo.

L’articolo sull’edizione locale del Messaggero. Le indagini della polizia di Tivoli e del pool antiviolenza

La pagina Facebook MarcoSimoneOnline, frequentata dagli abitanti di Marco Simone (frazione di Guidonia come Setteville), il 16 febbraio ha pubblicato la scansione di un articolo uscito in edicola sempre il 16 febbraio sull’edizione locale de Il Messaggero.

Nell’articolo leggiamo che il fatto è avvenuto alle 14 del 14 febbraio all’angolo tra via Muratori e via di Marco Simone. Dopo l’accaduto, leggiamo, la famiglia ha allertato la polizia di Tivoli che ora sta indagando insieme al pool antiviolenza, che il 15 febbraio (giorno successivo all’episodio) ha raccolto la testimonianza della ragazzina.

Gli investigatori stanno analizzando le immagini delle telecamere di videosorveglianza e stanno cercando testimoni. Per il momento si ha a disposizione solamente il racconto della ragazza confermato dalla famiglia, mentre gli inquirenti stanno cercando di raccogliere tutto il materiale necessario a ricostruire l’accaduto e a individuare il responsabile.

Fermate le catene WhatsApp e le condivisioni compulsive e ve lo consigliamo proprio perché solo evitando colpi di testa aiuterete gli inquirenti a individuare l’uomo di cui si parla. Per comprendere meglio vi invitiamo a leggere questo articolo.

Le indagini sul tentato rapimento di una 13enne a Guidonia, nella frazione Setteville, sono ancora in corso.

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