Ci segnalano i nostri contatti un post Instagram del 16 Gennaio contenente un presunto “procotollo sanitario della morte” a base di Midazolam e morfina che sarebbe stato usato per uccidere in massa i pazienti COVID19 inventando un’emergenza.
Come abbiamo spiegato più volte in realtà il novax medio nella fase di endemia, o convivenza attiva col virus è diventato l’equivalente complottista del soldato giapponese disperso nella jungla che, ignaro che la guerra è finita da un pezzo e l’Impero ha perso, si convince di poter mutare le sorti della sua ininfluenza.
Se anziché assemblare testi medici a testi complottistici con un sottofondo di musica celtica per creare emotività l’autore del collage avesse letto i testi che incollava avrebbe notato che Midazolam e Morfina venivano usati sì, ma per i pazienti in stato agonico (che non significa pazienti molto competitivi ma agonizzanti) e i casi di sofferenza più grave.
Tutti ricordiamo come specialmente all’esordio della malattia, senza vaccinazioni per ridurre i casi di esiti gravi, senza un protocollo di cura definito perché eravamo di fronte ad una malattia appena apparsa sulla faccia della Terra il numero di vittime di COVID19 è stato elevato e di enorme risonanza mediatica.
Come ha fatto notare l’unico commentatore che abbia apportato alla discussione un contributo sensato, infatti le cure palliative non sono un’invenzione del periodo COVID, ma semplicemente la consapevolezza che non è umano lasciare a soffrire senza la minima sedazione chi versa in gravi condizioni di dolore, a prescindere dalla capacità di curare la malattia che lo affligge.
Noterete infatti che gli stessi testi citati parlano di fase agonica, rantolo terminale e palliazione: si tratta quindi di farmaci dati a pazienti in grave sofferenza ed elevato rischio di morte non per ucciderli, ma per limitare la grave sofferenza suddetta.
Il cosiddetto “protocollo sanitario della morte” è in realtà semplice sedazione per pazienti che versano in gravi condizioni di dolore.
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