Bufala

Questa foto ha vinto il Pulitzer! Un contadino cubano fucilato per ordine del #CheGuevara! – Fake news in didascalia

Ci segnalano i nostri contatti una condivisione che dovrebbe ritrarre un contadino cubano fucilato per ordine del #CheGuevara.

Con l’hashtag, perché naturalmente rende più facile e ubiqua la ricerca.

In realtà siamo nel campo delle fake news, l’evoluzione del virgolettato inventato: la foto con interpretazione inventata.

L’operazione è palese:

Questa foto ha vinto il Pulitzer! Un contadino cubano fucilato per ordine del #CheGuevara!

Una buona bufala, si diceva in tempi ben sospetti è una polpetta avvelenata avvolta in una fetta di prosciutto che la rende parzialmente credibile.

Il motore primario delle bufale è il fatto che nessuno di coloro che abitualmente vi credono verificherà mai.

In questo caso, la bufala regge allo scrutinio parziale di un verificatore distratto e animato dal più becero bias di conferma: in una parola, qualcuno che vuole credere a quello che gli viene mostrato così tanto da accontentarsi del nulla.

Un po’ come per X-Files…

Ecco quindi che la foto, come vedremo reale, gira però con una didascalia del tutto arbitraria e inventata

Guardate attentamente :Questa foto ha vinto il Pulitzer.
Un prete che dà gli ultimi sacramenti ad un contadino cubano proprietario della sua terra, che si è rifiutato di lavorare per il regime Castrista..
È stato fucilato senza diritto di difendersi per ordine del #CheGuevara.
Ma questa foto non la vedrete mai stampata su una maglietta.☹️

Questa foto ha vinto il Pulitzer! Un contadino cubano fucilato per ordine del #CheGuevara! – La bufala

Di solito avremmo evidenziato la parte reale rispetto a quella artefatta. In questo caso l’unica cosa vera è il fatto che quella foto ha vinto il Pulitzer.

Un utente distratto potrebbe quindi trovare gli scatti sulla galleria dei vincitori del Pulitzer con una ricerca su Google Immagini e contentarsi di quanto visto

La foto cercata su Google Immagini

Giustificando così le tredicimila condivisioni della foto ripubblicate ad oggi.

Ma dimostrando che di quei tredicimila utenti quasi nessuno si è preso la briga di provare a leggere quello che ha cercato su Internet.

Avrebbe scoperto che l’autore, Andrew Lopez, è stato premiato

For his series of four photographs of a corporal, formerly of Dictator Batista’s army, who was executed by a Castro firing squad, the principal picture showing the condemned man receiving last rites.

Per la sua serie di quattro foto di caporale, precedentemente dell’esercito del Dittatore Batista, condannato a morte da un plotone Castrista. La foto principale mostra il condannato che riceve l’estrema unzione.

Ma naturalmente, la foto di un militare che in tempo di guerra viene condannato a morte da militari suoi nemici non fa viralità.

In altri tempi, forse migliori da questo punto di vista, nel 1960 lo scatto di una condanna a morte a seguito di una campagna militare avrebbe vinto il Pulitzer.

Con la sua pulita, semplice, iconica verità. Una giuria di tre importanti personalità del giornalismo avrebbe riconosciuto l’iconica natura dello scatto, la cattura su carta di un momento destinato a cambiare i destini di una nazione, un conflitto spesso fratricida come tutte le guerre civili sono e assegnato il Pulitzer.

Ma siamo nel 2020, e la storia di una guerra destinata a mutare il destino di una nazione e introdurre un nuovo giocatore nel grande gioco di guerra che fu la Guerra Fredda non importa al bulimico condivisore da tastiera.

Per il quale si imbastisce velocemente una storiella: basta metterci il “povero contadino” fucilato per ordine del #CheGuevara, con hashtag, la sferzata contro gli hipster che ne indossano le magliette ed è fatta.

Della verità, della ricerca delle fonti, persino della dignità di un Pulitzer non ce ne facciamo più niente.

La storia doveva essere resa vendibile. Doveva essere resa una bufala.

E come dimostra il nostro archivio, il #CheGuevara purtroppo nel mondo delle informazioni “non del tutto verificate” ha sempre successo…

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