Il tonno di cui si parla è il tonnetto alletterato (Euthynnus alletteratus) ed è una specie che abita anche nel Mediterraneo, sia in mare aperto che nelle zone costiere. I tonni che hanno suscitato scalpore, più precisamente gli esemplari malformati, sono stati ritrovati con la spina bifida. Contrariamente a quanto si possa pensare, non si tratta della formazione di una seconda fila di vertebre (immagine) che parte a metà busto per poi scendere verso la coda, ma si tratta di una mancata chiusura delle vertebre che ha coinvolto quelle che vediamo in immagine (una patologia analoga può essere riscontrata anche nell’essere umano, durante lo sviluppo del feto, cosa che avviene anche nel pesce in questione).
Sempre in riferimento all’articolo del Corriere del Mezzogiorno che ci è stato segnalato, troviamo l’articolo che segue il giorno dopo, il 25 Agosto 2015. Dalle analisi del materiale presente nelle spine è venuta alla luce la presenza di contaminanti come gli Ipa (Idrocarburi Policiclici Aromatici) e Pcb (Policlorobifenili), che possono aver giustificato le mutazioni riscontrate (e la spina bifida), nonché metalli pesanti. Poiché la condizione della spina bifida avviene durante lo sviluppo embrionale nell’individuo, è evidente che tale condizione è avvenuta in una zona ben specifica dove il tonnetto alletterato, specie pelagica (che stanzia nel Dominio pelagico, in pratica distante dal fondale) e per di più migratoria, ha effettuato i processi di fecondazione delle uova e la loro maturazione, esposti agli agenti inquinanti che hanno portato alle mutazioni della spina (oltre all’alterazione della qualità delle carni). Tuttavia, poiché il mare non ha memoria, è difficilmente rintracciabile la fonte di queste sostanze: questo perché le correnti marine trasportano subito via l’inquinante, diluendolo ulteriormente in mezzo all’oceano finché non scompare attraverso reazioni chimico-fisiche (o per azione degli organismi che provvedono al bio-accumulo, con conseguenze non benigne per loro e per la catena alimentare che ne segue). Le ricerche più accurate sarebbero quelle che prevedono analisi dei fondali, ma le tecniche sono dispendiose e richiedono molto tempo, senza contare che non è chiara la zona dove questi esemplari sono nati.
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