PRECISAZIONI metti ICE in memoria sul telefonino, i soccorritori lo useranno per avvisare i tuoi cari

Secondo l’appello, ognuno di noi, dovrebbe registrare tra i contatti sul proprio telefono, la sigla ICE, alla quale dovrebbe corrispondere una persona da chiamare in caso in cui rimanessimo vittime di un incidente o ci trovassimo in situazioni di emergenza, impossibilitati a fornire indicazioni ai soccorritori.

Gli operatori delle ambulanze hanno segnalato che molto sovente, in occasione di incidenti stradali, i feriti hanno con loro un telefono portatile. Tuttavia, in occasione di interventi, non si sa chi contattare tra la lista interminabile dei numeri della rubrica. Gli operatori delle ambulanze hanno lanciato l’idea che ciascuno metta, nella lista dei suoi contatti, la persona da contattare in caso d’urgenza sotto uno pseudonimo predefinito. Lo pseudonimo internazionale conosciuto è ICE (=In Case of Emergency). È sotto questo nome che bisognerebbe segnare il numero della persona da contattare utilizzabile dagli operatori delle ambulanze, dalla polizia, dai pompieri o dai primi soccorritori. In caso vi fossero più persone da contattare si può utilizzare ICE1, ICE2, ICE3, etc.Facile da fare, non costa niente e può essere molto utile. Se pensate che sia una buona idea, fate circolare il messaggio di modo che questo comportamento rientri nei comportamenti abituali”.

Precisiamo subito che noi di Bufale.net ci eravamo già occupati della vicenda e in quella occasione avevamo riportato un articolo di Paolo Attivissimo del 2007, ma da allora molte cose sono cambiate.

Cominciamo dall’inizio: L’appello ha avuto una grande diffusione, specie in Inghilterra, dove è nato, nel 2005, per opera di un paramedico, autista di ambulanze di Cambridge: Bob Brotchie mentre in Italia, la prima versione ha iniziato a circolare nel 2007 ed è tornato prepotentemente alla ribalta in questi giorni.

Bob Brotchie, fu intervistato da BBC Radio 4 dopo gli attentati del luglio 2005 a Londra e dichiarò:

“Pensavo che spesso, durante i nostri interventi, ci troviamo ad avere a che fare con persone che non riescono a comunicare con noi, per infortuni o malattia, in certi casi non siamo riusciti a scoprire chi fossero. Ho scoperto che molte persone, ovviamente, possiedo un telefono ed è proprio grazie a i telefoni che siamo riusciti a scoprire la loro identità. Ho quindi pensato che se avessimo tutti un contatto da chiamare il caso di emergenza, sarebbe molto più semplice.

Nonostante l’iniziativa avesse una larghissima diffusione, i sanitari non credevano molto che, la registrazione dell’ICE tra i propri contatti, potesse salvare delle vite e l’appello smise di circolare. In modo particolare, i soccorritori si resero conto che sarebbe stato più opportuno che le persone tenessero tra i propri effetti personali una scheda indicante un numero di una persona da chiamare, il proprio gruppo sanguigno ed altri dati necessari in caso di emergenza. Il motivo è piuttosto semplice e va ricercato nell’impossibilità, da parte dei soccorritori di conoscere tutte le tipologie di telefono. I sanitari potrebbero non essere in grado di accedere alla rubrica, di usare la ricerca, a volte neanche di accedere il telefono. Nel caso in cui, qualche esperto, fosse in grado di accedere al telefono del malcapitato, si andrebbe incontro ad una evidente violazione della privacy.

Ma ciò che, più di ogni altra cosa ha visto il fallimento dell’iniziativa è stata la consapevolezza che quasi tutti i telefoni sono protetti da accessi indesiderati con passwords, pin, impronte digitali, ecc.

In buona sostanza, ICE sarebbe rimasta una bella idea, ma difficilmente attuabile e forse fu proprio per questo che, quando l’appello di Brotchie cominciò a girare anche in Italia in molti parlarono di bufala. Non tutti a dire il vero, qualcuno credette nell’iniziativa, come Giancarlo Fontana, responsabile del 118 di Milano che invitò la cittadinanza registrare il proprio ICE sul telefonino.

Storia finita? Appello caduto nel vuoto? Non esattamente…

L’iniziativa sta tornando a girare perché, le potenti aziende di telefonia hanno fiutato qualcosa: Blackberry, è stata la prima, seguita a ruota da Apple e Samsung.

Oggi, in moltissimi smartphone di nuovissima generazione, è possibile inserire un contatto ICE che bypassa tutti i blocchi del telefono stesso. In pratica, anche se non abbiamo password, pin, impronta digitale o quant’altro, premendo il tasto dell’avvio chiamata, il nostro contatto ICE viene visualizzato ed è possibile chiamarlo, oltretutto, senza ledere la privacy, in quanto sarà possibile vedere, all’interno del telefono, solo il numero (o i numeri) ICE.

Non solo, sono già in commercio diverse app che hanno lo scopo di fornire subito, ai soccorritori, informazioni utili sull’infortunato.

Insomma, fino a qualche anno fa, potevamo considerarla una bufala (e l’abbiamo fatto), oggi, anche se l’utilizzo degli ICE è ancora molto limitato, si può cominciare a parlare di un progetto molto più attuabile, anche in considerazione del fatto che, alcune compagnie telefoniche permetteranno lo sblocco automatico del telefono chiamando il contatto ICE, Vodafone, si è già mossa in questo senso.

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