Disinformazione

Piove in Brasile: “Quando gli uomini non fanno niente, Dio lo fa”

La foresta amazzonica continua a bruciare. E le fake news continuano a diffondersi virali. Da circa ventiquattro ore in Italia, ancor prima nei paesi di lingua spagnola, si stanno diffondendo sul web foto e video di presunti acquazzoni piovuti e voluti dall’Altissimo. Alcune sono già state menzionate in questo articolo.

Vediamo come La Repùblica le abbia ampiamente smentite nel dettaglio. Anzitutto bisogna rendersi conto di quanto sia grande la zona coperta dalla Foresta Amazzonica. Il polmone della terra si estende per 5 milioni e mezzo di km², toccando i seguenti stati: Bolivia, Peru, Ecuador, Suriname, Guyana, Guyana Francese, Paraguay e Brasile.

Cosa significa dire che sta piovendo in Amazzonia?

Dire che sta piovendo in Amazzonia significa dire ben poca cosa, considerando l’estensione della foresta pluviale in questione. Poi c’è il gap linguistico: tradurre superficialmente “llueve en Amazonas” con “piove nelle Amazzoni” è altamente disinformativo. L’Amazonas, riportata dall’articolo di La Repùblica, infatti è una specifica regione del Brasile al confine con il Peru.

Il quotidiano La Repùblica riporta altri post, smentendoli uno per uno con l’ausilio di dichiarazioni ufficiali del Servicio Nacional de Meteorología e Hidrología del Perú, la svizzera Meteoblue, l’Administración Nacional Océanica y Atmosférica degli Stati Uniti d’America e El Centro Europeo. I post contestati da La Repùblica seguono tutti lo stesso schema: accanto a foto di presunte piogge sulla foresta amazzonica, è stato pubblicato anche un screenshot di rosee previsioni meteorologiche.

L’assenza di glaciazione e l’aumento delle precipitazioni ha portato un aumento delle temperature nella foresta pluviale da 25 a 28 gradi

Tuttavia delle precipitazioni ci sono state, ma non torrenziali come le fake news vorrebbero. Dalle 7 di giovedì mattina fino alle 2 di pomeriggio ha piovuto nella regione di Maraa, al nord del Brasile. I 9 millimetri l’ora di media sono scesi a 3 nel pomeriggio. Senza contare che le piogge inferiori ai 10 millimetri sono da considerarsi lievi. E non lo diciamo noi, lo dice l’ingegnere meterologo Nelson Quispe, del Servicio Nacional de Meteorología e Hidrología  del Perù.

L’ingegnere del Servicio Nacional de Meteorología sostiene che tra lunedì e martedì potrebbe piovere nelle zone più devastate dal fuoco, al confine tra Brasile, Bolivia e Paraguay.

Un’altra ora di precipitazioni ha colpito una regione del Brasile che si chiama Rondonia. Essendo una delle zone maggiormente colpite dagli incendi di queste settimane, la forte concentrazione di monossido di carbonio potrebbe causare piogge acide. Anche questo non lo diciamo noi, ma Juvenal Silva, il direttore dell’Instituto Nacional de Defensa Civil.

Passiamo ora alle foto. Nessuna delle foto è recente. La prima è stata scattata da Margi Moss per il libro stampato nel 2005 “Brasil Das Águas: revelando o azul do verde e amarelo. La seconda proviene, invece, da un articolo di Andina del 17 maggio 2018, screenshottata da un video di youtube del 2013 fatto da un’agenzia turistica nel Parco Nazionale Yasuni. Ecco il tweet dei colleghi di AFP Factual.

Ma non sono gli unici a cercare di calmare le fake news che si stanno creando in questi giorni. Da blast la risposta sintetica e laconica di Metsul.com alla disinformazione di Agro Casting.

Finalmente il Presidente del Brasile Jair Bolsonaro ha firmato un decreto con il quale autorizza l’impiego dell’esercito per mettere fine agli incendi nella foresta Amazzonica. Tanto hanno fatto le pressione da parte della della comunità internazionale per spingere il neo-presidente ad agire secondo buonsenso. Le forze armate, però, parteciperanno alle azioni sussidiarie nelle aree di confine, nelle terre indigene, nelle riserve federali di conservazione ambientale e nelle altre aree dell’Amazzonia legale. Gli effetti di questa specificazione diventeranno tangibili nei prossimi giorni. Per il resto non possiamo che sperare nella realizzazione delle previsioni meteo di Nelson Quispe.

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