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Perché i Re Magi portano oro, incenso e mirra?

Ieri avrete rimesso a posto le statuine del presepe, e come ogni altro vi sarete chiesti perché i Re Magi portano oro, incenso e mirra. Una gag di Giobbe Covatta, il noto comico, rende i Re Magi del tutto inconsapevoli anche solo del concetto di “mirra”, altre battute ricordano che forse profumi e ricchezze non sono un regalo adatto ad un bimbo.

Perché i Re Magi portano oro, incenso e mirra?

Ma del resto, non parliamo di un bambino comune e parliamo di una mitologia religiosa, dove tutto ha un significato, ovvio e meno ovvio.

Perché i Re Magi portano oro, incenso e mirra?

I significati dei tre doni tendono a spaziare dal fisico allo spirituale.

Va premesso che il Vangelo di Matteo non conta i Re Magi, bensì ne conta i doni. Deduciamo quindi che tre doni per tre portatori possa portare a tre Re Magi, che nella volgata abbiamo chiamato Melchiorre, Baldassarre e Gaspare (o Gasparre, per tenere la rima).

I loro tre doni al livello più fisico incarnano “quello che porteresti ad un Re”: l’Oro che è il metallo più nobile e costoso, simbolo della ricchezza e dell’opulenza del Re, l’Incenso, sparso a piene mani nelle celebrazioni religiose e politiche e la Mirra, unguento e profumo costoso.

Il che porta alla storia di Erode invidioso che cerca senza successo di convincere i Re Magi a dirgli dove nascerà il nuovo “Re dei Re” per ucciderlo prima che possa insidiare il suo titolo.

Ma scendendo nel livello metaforico, l’Oro è il metallo del “Re degli Uomini”, l’Incenso diventa il profumo da bruciare nelle cerimonie religiose, quindi del “Figlio di Dio”, e la Mirra, profumo tipico delle imbalsamazioni, è il regalo per colui che morendo sulla Croce, sconfiggerà la morte tornando in vita ed annunciando la Redenzione e il Paradiso.

Un ulteriore livello metaforico vede un metallo incorruttibile, un profumo simbolo di purezza e un farmaco usato sia per imbalsamare che per lenire i dolori, compiti caritatevoli, doni per il figlio di Dio puro, incorruttibile e caritatevole pronto a lasciare il comandamento dell’Amore (“fate agli altri ciò che vorreste fatto a voi”) prima di ritornare nella Casa del Padre.

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