Il crollo delle azioni Coca Cola per colpa di Ronaldo è uno dei nuovi miti borghesi nato su Twitter e dintorni.
La storia la conoscete ormai tutti: Ronaldo ad una conferenza stampa riceve delle bottigliette della bevanda, esclama “Acqua, no, acqua” e le rifiuta (e non “La Coca Cola fa male” e altre simili invettive rilanciate nella volgata collettiva).
Nella narrativa nazionale tale gesto è sufficiente a provocare quello quello che la stampa ha definito un “importante crollo del titolo azionario“.
Ma è davvero andata così?
Con un forte aiuto dell’esperto di comunicazione digitale Marco Camisani Calzolari analizziamo la vicenda
I numeri non mentono: se esiste un calo del valore azionario questo è del tutto allineato alle fisiologiche variazioni di mercato, con un’incidenza di un dollaro per azione su un titolo in salita.
Il vero problema è che spesso vox populi, vox dei.
Quindi se il marchio Coca Cola è entrato in tendenza su Twitter, se mille persone ripeteranno e continueranno a ripetere la storia del crollo delle azioni Coca Cola per colpa di Ronaldo, potrebbe concretarsi effettivamente uno scenario in cui l’immagine del brand sarà legata ad un evento negativo.
Il che non comporta il citato crollo azionario, attenzione, ma un esempio di profezia autoavverante.
Nel bene o nel male, è bene che se ne parli, recita un adagio. E infatti ne parliamo.
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