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“Lockdown inutile”, lo studio sugli UV riscritto ad arte dal complottismo

Avete anche voi letto gli articoli di “controinformazione” sul lockdown inutile e sulla critica al mainstram.

Con tanto di compiaciuti “ve l’avevo detto io, il lockdown è inutile, il virus va via col sole lo dice la scienza”.

Problema: la scienza è responsabile solo di quello che dice effettivamente, non del taglia e incolla che fate del lavoro di un ricercatore per giustificare le vostre tesi.

In questo caso il riferimento è allo studio di Mario Clerici, docente di Patologia generale all’Università Statale di Milano e direttore scientifico dell’Irccs di Milano Fondazione Don Gnocchi, anticipato ad Adknronos. Studio del quali la controinformazione ha letteralmente tagliato come dal costume di Arlecchino solo i pezzi che interessavano, gettando gli altri sotto il tappeto per costringere il povero Clerici ad intestarsi l’opposto di quello che diceva.

La tesi “alternativa”

Secondo quanto letto in una serie di condivisioni della c.d. “controinformazione” appuriamo che il “popolo dei resto a casa” sarebbe stato “sbeffeggiato dalla scienza” e che possiamo parlare di “lockdown inutile”.

Con tanto di odiose frecciatine da “ve l’avevo detto io”.

Frecciatine che hanno l’effetto di macchiare non poco la reputazione del dottor Clerici, dato che basterebbe osservare i dati dell’anno scorso per osservare i rischi di una interpretazione ottimista.

Rischieremmo la situazione dell’anno scorso, dove l’iniziale ottimismo per il crollo dei casi COVID19 nell’estate 2020 deragliò come un tragico incidente ferroviario sulla seconda ondata e il suo enorme carico di vittime.

La spiegazione è semplice: ancorché corretto negli estratti indicati, manca degli elementi che rendono la conclusione alternativa alquanto pindarica. Semplicemente il dottor Clerici non ha mai scritto, in nessuna parte del suo pre-paper, che “il lockdown è inutile”

Il prepaper di Clerici, che non dice “Lockdown inutile”

Il prepaper, con tanto di avviso che dichiara che non è stato sottoposto a Peer Review, quindi nello stato attuale è l’equivalente di una congettura, una ipotesi ben presentata, è leggibile qui.

E la sua conclusione è che,

“Il flusso UV proveniente dal Sole nelle aeree aperte può rappresentare un importante fattore di disinfezione, in grado di ridurre la diffusione pandemica. Cosa che potrà aiutarci a sviluppare nuove strategie di mitigazione, più efficienti e con minor costo sociale”

Enfasi su “può”, nuove strategie di mitigazione e sul fatto che il Prepare di Clerici non parla di abolire il distanziamento sociale, le mascherine e il piano vaccinale, ma di coadiuvarli.

L’intervista citata nelle fonti di controinformazione difetta infatti di una parte che esplica proprio questo punto.

“La nostra idea – spiega il ricercatore – è che questo, insieme alla percentuale sempre più alta di vaccinati, spieghi perché con la bella stagione stiamo superando la problematica”. Ma allora perché in Brasile durante l’estate, così come in India si sono verificati una valanga di contagi? “Innanzi tutto c’è da dire che il sole – sottolinea Clerici – non è il solo elemento che giustifichi tutto quello che osserviamo. In India hanno contribuito le feste religiose con i bagni nel Gange e poi c’erano i monsoni, quindi c’era tutta la velatura dei raggi solari dovuta alle nuvole. In Brasile sappiamo tutti quello che è successo – aggiunge l’immunologo – purtroppo hanno pagato la gestione Bolsonaro, perché è vero che servono i raggi solari però servono anche le mascherine, i vaccini e tutto il resto”

Sostanzialmente, è lo stesso Clerici a ricordarci che, anche provando la sua ipotesi, non possiamo controllare il clima per avere una costante esposizione solare senza la minima velatura per mesi.

Parimenti, sarebbe alquanto affrettato attribuire a tale prepaper l’intento di superare il distanziamento sociale, dato che lo stesso studio parla di un consistente abbattimento dell’effetto infettivo delle “droplets”, le goccette di sputo e virus che rilasciamo respirando e parlandoci addosso senza mascherina, ma non del suo azzeramento.

Come al solito, anche il paper meglio redatto risponde delle intenzioni del suo autore, non delle speranze che ci infiliamo dentro.

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