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Lo scam dei “Carabinieri”: la truffa corre sul filo della mail

I nostri lettori ci segnalano la ricezione di una eMail inviata all’apparenza dai Carabinieri.

Lo scam dei “Carabinieri”: la truffa corre sul filo della mail

Come descritto di seguito, si tratta di un tentativo di scam non ben identificato, peraltro decisamente uno dei più pigri visti finora.

Nel corpo dell’eMail – al solito – si richiama all’urgenza di un’azione da parte della vittima: rispondere entro 24 ore per fornire la prova delle vostre azioni.

A questo punto, la vittima inconsapevole rischierebbe di andare nel panico, rispondendo alla eMail e cadendo nella trappola del truffatore che probabilmente gli avrebbe richiesto di fornire dati ed informazioni personali o cliccare su link malevoli, ma non il saggio lettore di Bufale.net, che chiaramente riconoscerebbe la truffa osservando quanto segue:

  1. L’approssimatività nella scrittura: il pigro scammer non solo non si è preoccupato di fornire alcun dettaglio circa il presunto reato commesso dal ricevente, ma non ha nemmeno tentato di rendere in qualche modo personale l’eMail, riferendosi all’utente semplicemente come “Sig.”;
  2. L’invio massivo: come osservabile sotto il nome del mittente, l’eMail è contrassegnata dalla sigla “bcc”, che sta per “blind carbon copy” o “copia conoscenza nascosta – ccn“, una tecnica di invio che permette di inviare la stessa eMail a più destinatari senza che però gli uni siano a conoscenza degli altri. Viene spesso utilizzata in ambito truffe per l’invio massivo di eMail di spam o scam nel tentativo di mascherare che sia stato un invio massivo, facendo passare per personale una eMail che invece non lo è;
  3. La scarsa credibilità del firmatario: “Il grande ed irreprensibile Gen.C.A.! Non sapevo facesse anche lo scammer!”. Non fatevi ingannare dalla stellina militare aggiunta in firma: il Gen. C.A. semplicemente non esiste, o non avrebbe alcun motivo di mascherare il proprio ruolo, nome e cognome.
  4. L’inconsistenza degli indirizzi eMail: è possibile osservare che l’email venga inviata da una eMail e si richieda risposta ad un’altra – e già qui potrebbe scattare un campanello d’allarme – ma la certezza che l’indirizzo eMail provenga da un goffo tentativo di truffa l’abbiamo analizzando tale indirizzo: carabinieri.postacertificata@googlemail.com. Notate niente di strano? L’idea del truffatore è palesemente quella di far passare l’indirizzo per una PEC (posta elettronica certificata), dando una parvenza di ufficialità alla comunicazione. Peccato che la scritta “postacertificata” sia apposta PRIMA della chiocciola, che viene semplicemente seguita da “googlemail.com”: si tratta quindi di un indirizzo eMail privato (carabinieri.postacertificata) registrato sotto il dominio pubblico googlemail.com. Per approfondire la composizione di un URL potete leggere qui.

In conclusione

No, i carabinieri non c’entrano niente, e – almeno per questa volta – siete innocenti.

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