Vergine di Norimberga, un nome che a molti non dirà nulla, ad altri evocherà terrore e ad altri ancora farà pensare ai tanti pregiudizi legati al periodo medievale.
Chiamata anche vergine di ferro, è una macchina per l’esecuzione della pena di morte composta da un sarcofago antropomorfo dotato all’interno di punte metalliche che avrebbero la funzione di ferire il condannato senza lederne gli organi vitali per prolungarne l’agonia fino alla morte.
Per secoli è stata considerata il simbolo più crudele della tortura medievale: un’immagine potente, inquietante, perfetta per musei delle torture, romanzi gotici e film horror.
Peccato che non sia mai esistita davvero.
Secondo gli storici la celebre Vergine di Norimberga non è un’invenzione del Medioevo, ma un prodotto molto più recente: una costruzione dell’Ottocento, nata per impressionare il pubblico e alimentare il mito della barbarie medievale.
Non esiste alcuna prova che la Vergine di ferro sia mai stata utilizzata nel Medioevo…e neppure in epoca moderna.
Gli esemplari esposti nei musei europei sono stati costruiti nel XIX secolo, spesso assemblando parti di armature e sarcofagi antichi con punte aggiunte successivamente, e la prima vergine di ferro documentata spunta fuori nel 1840, appunto, a Norimberga (da cui il nome).
Perché inventare una tortura medievale?
L’Ottocento fu il secolo delle mostre, dei musei delle curiosità e della riscoperta romantica del Medioevo.
In questo clima culturale, oggetti macabri e “autentici strumenti di tortura” attiravano folle di visitatori.
All’epoca diversi collezionisti europei commissionavano opere del genere poichè affascinati dal “medioevo gotico”, che andava di moda in quegli anni… un medioevo fatto di inquisitori col cappuccio, streghe con nasi adunchi e grossi calderoni e un enorme quantitativo di violenza e atrocità gratuite…insomma…un medioevo finto.
La Vergine di Norimberga divenne così un perfetto prodotto commerciale: inquietante, scenografica, facile da raccontare.
Ma come gli è venuta in mente?
Tutto è iniziato con i barili della Vergogna, che le autorità facevano indossare ai soggetti sottoposti a pubblica umiliazione. Oggetti che, diciamocelo, forse facevano un po’ meno paura…però erano decisamente più realistici ed “utili alla causa”.
Come spiegano diversi studiosi, la storia della Vergine di Norimberga è un esempio perfetto di fake news ante litteram: un’invenzione che attecchisce perché risponde a un immaginario già pronto ad accoglierla.
L’idea di un Medioevo brutale e sanguinario è radicata nella cultura popolare, e la Vergine di ferro si inserisce perfettamente in questo stereotipo.
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