Piaga è il termine giusto, e si tratta di un allarme arrivato da Oltreoceano e giunto fino a noi. Una serie di corsi, “hints & tips” (trucchi variamente etici) che insegnano come costruire il proprio libro creato con AI.
Il senso è sempre quello: le AI possono creare storie passabili e illustrazioni decenti. Combinando le due cose ottieni un prodotto dalla minima spesa e dalla massima resa.
Ma sicuramente non sostenibile
Mettiamo da parte il caso, già da noi autorizzato, di libri educativi orribilmente macchiati dalle “allucinazioni”, la tendenza delle AI ad inventarsi i contenuti che non conoscono ricostruendoli statisticamente da quello che è noto.
Tendenza che crea veri e propri rischi come un libro educativo sui funghi che invita al consumo di funghi velenosi, ma anche rischi meno evidenti come libri didattici che valore educativo non hanno.
Abbiamo già analizzato in passato i segnali tipici del riconoscimento prodotto con AI, ovvero i parametri della perplessità e della rapidità.
L’esempio è la frase “Potresti offrirmi una tazza di…?”. Statisticamente parlando, le frasi più comuni sono “Una tazza di caffé”, “una tazza di the”, ma è improbabile un testo possa mai contenere “Una tazza di ragni” o “una tazza di petrolio greggio”, e quindi avrà un indice di perplessità elevato. Quindi l’indice di perplessità porterà alla classificazione come contenuto originale.
La piaga dei libri creati con AI per bambini (e non solo) non è un sistema economico sostenibile
Altro concetto è la rapidità: in inglese burst. Leggete questo stesso testo: in alcuni punti vengono usate frasi più lunghe, in altre più corte. Alcune strutture sintattiche si ripetono: un bravo scrittore cerca sempre di non avere periodi di testo troppo lunghi, per evitare l’effetto “rantolo di Nonno Simpson”, il noto personaggio della serie americana che racconta storie includenti con capoversi che comincino da un evento e finiscono da tutt’altra parte.
Uno scrittore umano sa però quando dare eccezione alle sue stesse regole: un LLM cercherà di mantenere consistenza.
La prima esposizione dei bambini al linguaggio dovrebbe quindi essere con un linguaggio naturale, in modo da familiarizzare i piccoli con la corretta sintassi, lunghezza delle frasi e sviluppare la propria fantasia nel modo migliore.
Prendiamo un libro di Seuss: romanzi come Il Gatto col Cappello, il Grinch e Prosciutto e Uova Verdi funzionano e stimolano l’immaginazione dei piccoli perché prendono a calci il concetto di perplessità e rapidità, portando i bambini in mondi fantastici dove niente funziona statisticamente come potrebbe, conoscendo bizzarre creature e mondi inventati.
Una produzione di “libri con AI” allo stato delle cose inchioda il ragazzino nel mondo dello “statisticamente probabile” con un linguaggio meccanico e da pubblicazione tecnica, danneggiando in un colpo solo la sua capacità di immaginare e la sua capacità di produrre linguaggio corrente.
Oltrettutto, come dimostrato da Robert Evans (Bellingcat, Rolling Stone), da una AI non puoi ottenere testi di valore educativo. Puoi scrivere una biografia di Iqbal Masih, puoi creare storie fantastiche oppure puoi parlare di accoglienza, diversità e integrazione.
Una AI si limiterà alla combinazione statistica di elementi narrativi di testi già esistenti, generando un testo che, quando non è nocivo, è di pessimo valore.
Come la cover di questo articolo, volutamente brutta, volutamente in AI.
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