La comunità scientifica assiste incredula alla deriva retorica di Avi Loeb, astrofisico di Harvard che ha trasformato il dibattito sulla cometa interstellare 3I/ATLAS in un attacco personale alla NASA. Dopo che l’agenzia spaziale ha confermato la natura cometaria dell’oggetto durante la conferenza stampa del 19 novembre, Loeb ha risposto definendo le dichiarazioni NASA un “mantra” e accusando l’agenzia di essere popolata da “burocrati e scienziati senza immaginazione”.
La cometa 3I/ATLAS: perché Loeb sbaglia ad attaccare la NASA – (Nasa – ESA foto) – www.aerospacecue.it
Parole che tradiscono un fondamentale fraintendimento del metodo scientifico. La verità è che la NASA sta facendo esattamente ciò che dovrebbe: analizzare i dati con rigore, partendo dalle ipotesi più plausibili. Le osservazioni hanno documentato tutti i tratti distintivi di una cometa: orbita iperbolica interstellare, chioma di gas e polveri, code ioniche, composizione dominata da ghiaccio d’acqua, monossido e anidride carbonica. Dati concreti raccolti da strumenti indipendenti, dal telescopio Hubble ai radiotelescopi come MeerKAT.
Loeb sostiene che l’accelerazione non gravitazionale osservata sarebbe inspiegabile naturalmente. Falso. L’accelerazione non gravitazionale è un fenomeno perfettamente naturale e documentato da decenni nelle comete. Quando una cometa si avvicina al Sole, il calore provoca la sublimazione dei ghiacci superficiali, liberando getti di gas e polveri concentrati in aree attive specifiche.
I getti quindi agiscono come piccoli motori a razzo, alterando la traiettoria rispetto a quella puramente gravitazionale. È l’effetto outgassing, ed è la ragione per cui le comete mostrano sistematicamente deviazioni dalla loro orbita gravitazionale. Per 3I/ATLAS, il Jet Propulsion Laboratory ha rilevato un’accelerazione radiale di circa 135 chilometri al giorno quadrato in direzione antisolare e 60 trasversale.
Cifre perfettamente compatibili con il degassamento di monossido di carbonio e anidride carbonica identificati nella chioma. Uno studio di Florian Neukart dell’Università di Leida ha dimostrato che meno dell’uno per cento della superficie attiva è sufficiente a generare la spinta osservata. L’accelerazione non richiede ipotesi esotiche, ma processi fisici ben compresi e verificati in innumerevoli comete.
È vero che 3I/ATLAS presenta caratteristiche insolite, come la colorazione leggermente più blu e la presenza di nichel nella chioma senza tracce significative di ferro. Ma gli astrochimici hanno proposto spiegazioni plausibili: composti volatili del nichel stabili in ambienti ricchi di monossido di carbonio, tonalità blu riconducibile a polveri organiche scure e porose. Come insegna il rasoio di Occam, quando esistono spiegazioni semplici compatibili con i dati, non ha senso invocare ipotesi complesse senza elementi concreti che ne dimostrino la necessità.
Loeb cita Sherlock Holmes per accusare la NASA di distorcere i fatti, ma è esattamente lui a commettere questo errore, forzando un’interpretazione basata su speculazioni anziché evidenze. La NASA sta seguendo il protocollo scientifico standard: esplorare prima le spiegazioni più probabili, e solo se inadeguate passare alle ipotesi improbabili.
Con il tempo limitato per studiare 3I/ATLAS prima che esca dal Sistema Solare, concentrarsi su teorie speculative sarebbe una perdita di risorse preziose. Definire la NASA popolata da “burocrati e scienziati senza immaginazione” è un linguaggio più vicino ai complottismi che alla ricerca seria. L
a scienza è un’impresa collettiva basata sulla verifica reciproca e sul rispetto del metodo, non una battaglia tra visionari e conformisti. E le evidenze indicano chiaramente che 3I/ATLAS è una cometa naturale proveniente da un altro sistema stellare.
Non servono astronavi aliene per spiegare ciò che la fisica delle comete spiega perfettamente.
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