Infine arrivò il caricabatterie unico USB-C per cellulari e portatili. O meglio, arriverà dal 2024. Ma il lunghissimo procedimento che abbiamo seguito con somma attenzione da mesi è arrivato a conclusione, annuncia trionfale Margarethe Westager (UE).
Esibendo una serie di caricabatterie vintage ormai ridotti ad un groviglio.
E la conclusione è stata un plebiscito: la votazione al Parlamento Europeo si chiude come riportato da Wired con 602 voti favorevoli, 13 contrari e 8 astenuti.
Dall’autunno 2024 i produttori dovranno quindi necessariamente fornire la ricarica tramite il sistema usb type-c per smartphone, cellulari, tablet, fotocamere digitali, tastiere, mouse, sistemi di navigazione portatili, lettori di ebook oppure altoparlanti con alimentazione fino a 100 watt e l’obbligo si estenderà anche ai computer portatili dalla primavera 2026.
Di fatto i dispositivi Android più recenti hanno già adottato lo standard USB-C, con molte case produttrici che spontaneamente avevano aderito alla suggestione europea di vendere il caricabatterie a parte rispetto al cellulare.
Cosa che ha perfettamente senso a pensarci: chiunque sia un affezionato della tecnologia sa benissimo di avere in casa un cassetto di caricabatterie perfettamente funzionanti sopravvissuti ai dispositivi che alimentavano, e sa benissimo che i più recenti di quei caricabatterie erano più che sufficienti a caricare il cellulare nuovo.
Ci troviamo sovente dinanzi a cellulari di tre-quattro anni fa arrivati col loro bravo caricabatterie USB-C da 18W, sostituiti da modelli nuovissimi con un nuovo caricabatterie USB-C da 18W, e uno dei due destinato a marcire in un cassetto.
I dispositivi Apple sono una questione a parte, dato che teoricamente potresti anche usare un caricabatterie rapido in tuo possesso, ma dovresti usare il connettore proprietario di tipo “lightning”.
Cavo che come il connettore USB-C funziona nei due sensi, meccanicamente trasporta corrente e dati allo stesso modo ma è difforme per interoperabilità.
Paradossalmente le minori resistenze al cambiamento non vengono da Apple, che pure in passato ha espresso rimostranze, ma dalla stessa base utenti.
Il processo è stato finalizzato: la remora principale della casa di Cupertino, come abbiamo avuto modo di vedere nel precedente capitolo è stata superata dalla tecnologia. Apple ormai si è stabilmente spostata verso la carica wireless e i dispositivi Bluetooth.
Poco importa alla casa di Cupertino ormai investire in innovazione (cosa che era la principale remora, con la compagnia di Cook pronta ad accusare l’Unione Europea di imporre uno standard per legge anziché farne nascere di nuovi col progresso tecnico) su una caratteristica del proprio prodotto che ormai nessun utente evoluto userebbe se non in casi limitati, per i quali cavo proprietario o cavo di terza marca non cambia più niente.
Le remore abbiamo visto restano per l’utente privato, che vediamo sui social spesso stolidamente difendere una teoria nella quale persino Apple ha smesso di credere ed esigere il caricabatterie multiplo per mera contrarietà con l’Unione Europea.
Paradossalmente esigendo di continuare a pagare alle “multinazionali ricche” il prezzo di un nuovo caricabatterie che non useranno mai avendo casa piena di modelli uguali per il gusto di poter rinfacciare all’Europa di non aver ceduto all’Austerity.
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