Un articolo pubblicato su Leggo il 6 gennaio 2020 riporta un caso avvenuto a Imola, dove un padre avrebbe vendicato il furto dello smartphone al figlio investendo e uccidendo un uomo, un marocchino, responsabile del furto.
La vittima e il suo assassino avevano un precedente. Come ricostruiscono Il Messaggero e Repubblica due giorni prima dell’accaduto, avvenuto alle 22:30 lungo la via Mameli di Imola il 5 gennaio 2020, i due uomini avevano avuto un alterco in quanto il padre del ragazzino accusava il marocchino di aver rubato lo smartphone di suo figlio prima di Capodanno, un furto avvenuto probabilmente sotto minaccia. Il furto era stato regolarmente denunciato.
Intorno al 3 gennaio, dunque, il padre aveva incontrato il marocchino e tra i due si era scatenata una rissa. I due erano finiti all’ospedale e il padre del ragazzo, oggi in manette, era stato denunciato per lesioni. Il 5 gennaio 2020, infine, secondo le ricostruzioni dell’uomo – un operaio di 43 anni – il marocchino avrebbe minacciato nuovamente suo figlio, e a quel punto il padre ha scelto di andarlo a cercare.
Il Messaggero riporta che alcuni residenti avevano segnalato una Jeep che girava per le strade a folle velocità. A quel punto, sulla via Mameli, l’operaio avrebbe notato la sua vittima in una stradina del centro sprovvista di marciapiedi per poi investirla colpendola con la parte anteriore destra del mezzo. Resosi conto del gesto, l’operaio si è recato presso il vicino commissariato raccontando che non fosse intenzionato ad ucciderlo.
Ascoltato dagli inquirenti l’uomo, V. I., ha spiegato che il suo intento era sbarrargli la strada e affrontarlo di persona. Il marocchino, M.A.E.F., 24 anni e regolare in Italia, è morto durante il trasporto in ospedale. L’uomo ha spiegato che la morte di M.A.E.F. sarebbe stata una fatalità, ma la Polizia, coordinata dalla Procura di Bologna con il pm Anna Cecilia Sessa, non ha creduto alla sua versione e l’uomo è stato arrestato per omicidio volontario aggravato.
Repubblica ha raccolto le dichiarazioni del legale dell’operaio arrestato, Luca Sebastiani:
Il mio assistito ha collaborato fin da subito, ha chiamato il 118 ed è andato a costituirsi in commissariato. Ha avuto un comportamento collaborativo, è distrutto e pentito per quanto è successo, non voleva ucciderlo. La sua è stata la reazione di un padre dopo che il figlio era stato nuovamente minacciato di morte. Mi auguro che la procura valuti questi elementi. È un epilogo che non doveva accadere.
Secondo un servizio di TGCom24 entrambi i protagonisti della tragedia – l’operaio e la sua vittima – erano già noti alle forze dell’ordine per precedenti per spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti.
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