Editoriale

Il trend e le scritte sulla quarta dose denotano solo l’arretratezza NoVax

Da alcuni giorni, in giro per l’Italia, si notano sui muri le scritte NoVax sul tema “quarta dose”. Una questione che richiede da un lato un chiarimento, viste le notizie del giorno, dall’altro un approfondimento più generale. Già, perché questioni simili potrebbero essere collocate sullo stesso piano della vicenda di Raffaella Carrà, se pensiamo che tanti NoVax dopo la notizia del suo decesso abbiano dato per scontato che la ballerina si fosse sottoposta al vaccino contro il Covid. Ne abbiamo parlato pochi giorni fa anche qui.

Da dove nasce il trend sulla quarta dose del vaccino

Sostanzialmente, la storia della quarta dose ha un’origine ben precisa. Come riporta SkyTG 24, infatti, alcuni esponenti di Pfizer di recente hanno fatto sapere di voler richiedere alle autorità preposte il permesso per procedere con la somministrazione di una terza dose del vaccino. Uno step necessario, da fare a distanza di 6-12 mesi dalla seconda vaccinazione, affinché la risposta degli anticorpi sia idonea per respingere il Covid. Con le sue relative varianti ad oggi note.

In sostanza, nessuno ad oggi parla di quarta dose. Si potrebbe parlare di “bufala”, se non fosse che il trend Twitter di oggi e le relative scritte su alcuni muri sono quasi sempre iniziative sarcastiche dei NoVax. Allo stato attuale, la scienza non è in grado di dirci a quante dosi dovremo sottoporci nei prossimi anni per scongiurare il pericolo di nuove ondate Covid. Dunque, più che uno scherzo si tratta di una forzatura che non ha alcuna logica.

Di terza dose si parla da tempo, visto che tutti danno per scontato il fatto che gli anticorpi non possano durare per sempre. Così come la proliferazione di varianti (dovuta soprattutto ai NoVax) non consente di avere certezze sul futuro. Resta il fatto che parlare di quarta dose, il 9 luglio 2021, non faccia ridere nessuno.

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